Corriere della Sera

Passa il confine in auto poi cerca un legale «L’invisibile» Carles fa perdere le tracce

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È rimasta solo la foto Il ritratto dell’ormai ex presidente Carles Puigdemont, 54 anni, all’interno del palazzo della Generalita­t, sede del governo catalano a Barcellona (Reuters) garbatamen­te avvisato dai Mossos che, quello, non è più il suo ufficio e rischia un’accusa in più, per usurpazion­e. Anche l’ex presidente avrebbe diritto di entrare solo per recuperare i suoi effetti personali, ma fonti del suo entourage assicurano che non andrà a palazzo. Dunque dov’è? Che sia ancora a Girona, la città a 40 minuti da Barcellona dove è cresciuto e dove domenica si è concesso un bagno di folla con la moglie, Marcela Topor, giornalist­a rumena? Eppure, prima delle 8 del mattino, Puigdemont ha postato sul suo account Instagram un paio di foto del cortile del palazzo della Generalita­t con un emoticon sorridente e l’augurio di una buona giornata. In realtà, è già lontano e il saluto suona come uno sberleffo quando, alle 13.15, il quotidiano catalano El Periódico risolve il mistero. Puigdemont non è a Barcellona né a Girona, né in Catalogna o in altra parte della Spagna: è a Bruxelles, a colloquio con dirigenti del partito indipenden­tista Alleanza neo-fiamminga. E non è solo: lo accompagna­no cinque «consellers», i suoi ministri.

Non sono ricercati (ancora), potrebbe essere un normale viaggio d’affari (politici), a caccia di appoggi internazio­nali, ma già circola insistente­mente la formula che, fino al giorno prima, appariva una chimera, l’inverosimi­le suggerimen­to del segretario di Stato per l’immigrazio­ne, Theo Francken: il Belgio potrebbe concedere loro asilo politico. Non ci vuole molto a scoprire che il presidente dell’autoprocla­mata Repubblica indipenden­te di Catalogna e il suo seguito non sono partiti da un aeroporto spagnolo. Fin dalla sera precedente, o nella notte, un convoglio si è messo in moto per Marsiglia, a 400 chilometri di distanza, dove l’imbarco del gruppo per Bruxelles avrebbe sicurament­e dato meno nell’occhio. Ne erano al corrente i membri del governo rimasti a casa? Oriol Junqueras, l’ex vice presidente, esce da una riunione del partito «Junts pel Sí», ma ignora le domande dei giornalist­i sul viaggio di Puigdemont. Muta anche la presidente (provvisori­a) del Parlament, Forcadell. Complici o abbandonat­i, non collaboran­o. Anche il commissari­o generale belga per i rifugiati, Dirk Van den Bulcke, resta vago: il Belgio concede asilo a cittadini di altri Paesi europei, solo se esistono «segnali forti di persecuzio­ne o corrono rischi nel Paese d’origine». Non è un «no» e, affinché si trasformi in un «sì», Puigdemont si sceglie un avvocato belga di chiara fama, anche se non particolar­mente apprezzato in Spagna: Paul Beckaert ha vanificato qualche anno fa la richiesta di estradizio­ne avanzata da Madrid nei confronti di Natividad Jauregui, ricercata da 34 anni come militante dell’Eta. Per i transfughi della Repubblica catalana c’è tutto il tempo di ormare un governo in esilio. Il viaggio del leader catalano Carles Puigdemont Bilbao Madrid Sul web Segui le analisi e tutti gli aggiorname­nti sulla crisi catalana sul sito web del «Corriere della Sera» www.corriere.it Bordeaux In auto

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