Corriere della Sera

«Con le riforme crescita del 3% in 5 anni, l’immigrazio­ne pesa per lo 0,25% del Pil»

- Lorenzo Salvia

« Riteniamo che gli obiettivi siano in linea con i requisiti del Patto di stabilità e crescita e riflettano la strategia del governo di riduzione del deficit e del debito sostenendo allo stesso tempo la ripresa economica in atto. Confidiamo che la commission­e ne terrà conto nel suo giudizio». Con un giorno di anticipo rispetto alla scadenza prevista, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, risponde alla lettera della commission­e europea che aveva chiesto chiariment­i sul disegno di legge di Bilancio, segnalando il rischio di una «deviazione significat­iva», di fatto un buco, di 1,7 miliardi di euro.

La deviazione significat­iva è quella tra la correzione del disavanzo struttural­e che il governo italiano ha indicato nella manovra e quella stimata da Bruxelles. Una differenza dello Corriere.it Sul canale economia del sito del Corriere le misure della manovra 0,1% del Pil, 1,7 miliardi di euro appunto, che secondo il ministro è «da attribuirs­i a una diversa applicazio­ne della metodologi­a nel calcolo della crescita potenziale», cioè quella che si potrebbe avere sfruttando a pieno le capacità produttive. A questo proposito Padoan ricorda le riforme varate dall’Italia negli ultimi anni, da quella della pubblica amministra­zione alla legge sulla concorrenz­a, sostenendo che «se pienamente implementa­te» potranno avere un effetto cumulato sul Pil intorno al «3% nei prossimi cinque anni». E sottolinea che l’Italia si fa carico della spesa per la gestione della frontiera meridional­e dell’Unione europea, che pesa per lo 0,25% del nostro Pil. La commission­e Ue ha fatto sapere che terrà conto della risposta italiana. Il verdetto finale dovrebbe arrivare il 22 novembre.

Il percorso in Parlamento della manovra, nel frattempo salita a 120 articoli, comincia oggi pomeriggio al Senato. Nel vivo, però, si entrerà non prima della settimana prossima con il dibattito in commission­e Bilancio. E sarà un inizio subito in salita perché in quella commission­e — dopo l’uscita di Mdp, gli scissionis­ti del Pd — il governo non ha la maggioranz­a. Il testo, quindi, dovrebbe andare senza relatore in Aula, dove è già certo il voto di fiducia, intorno al 24 novembre. Poi si passerà alla Camera, con il via libera definitivo previsto intorno al 20 dicembre. Così sarebbe possibile sciogliere le Camere prima di Natale e andare alle elezioni all’inizio di marzo.

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