Corriere della Sera

In Sicilia lite sugli impresenta­bili Berlusconi-Salvini, comizi separati

Il leader di FI rilancia Tajani premier. E lui: lo farà Silvio, con l’ok di Strasburgo

- DAL NOSTRO INVIATO Dino Martirano

Sprofondat­o su un sedile del Regionale 3930 — un «Minuetto» nuovo di zecca carico di studenti e docenti che copre in 2 ore e 11 minuti i 147 km della tratta Palermo-Agrigento — Matteo Salvini stramaledi­ce le creste dei Monti Nebrodi che oscurano a tratti anche la linea del suo telefonino: «Nello, Nello, ragioniamo. Qui finisce che facciamo due comizi di chiusura. Cerchiamo di capire se Berlusconi conferma e poi ci risentiamo...». Almeno questo treno, scelto da Salvini per denunciare l’arretratez­za delle ferrovie dell’isola, fila veloce e compie ampie curve in un paesaggio mozzafiato ma l’aspetto ferroviari­o del tour elettorale del segretario della Lega viene presto soppiantat­o dal rebus del «doppio comizio» che il centrodest­ra schierato con Musumeci intende tenere a Catania: «Se ci fosse una piazza comune sarebbe meglio», insiste Salvini.

Ma poi la conferma dello staff del Cavaliere è lapidaria: «Come da programma, andremo da soli il 1° novembre a Palermo e il 2 a Catania». Salvini la prende con sportività. E offre all’alleato Berlusconi di celebrare con ampio agio il comizio di FI in programma alle 18 alle Ciminiere di Catania, accettando di ritardare di mezz’ora il comizio della lista «Noi con Salvini». Musumeci incassa, ringrazia e già prova la spola tra i due palchi. Il «doppio comizio», però, porta a galla l’alta tensione che divide i due leader del centrodest­ra. E in Sicilia è guerra tutti contro tutti sugli impresenta­bili nelle liste: «A 15 di loro avrei detto di no», tuona Musumeci. Mentre Salvini spara più in alto: «I voti dei mafiosi mi fanno schifo, abbiamo detto molti no ai chi offriva di finanziarc­i». Ma Gianfranco Micciché (FI) replica che «tra gli alleati c’è chi si fregia di liste più cristallin­e ma io parlerei di vetro di bassa qualità». E i grillini tirano fuori un video girato dalla squadra di Michele Santoro in cui Francesco Vozza, già referente di «Noi con Salvini», dice: «Questo centrodest­ra è sporco». Vozza smentisce ma la tensione resta altissima. Ed è l’antipasto delle politiche in vista delle quali Berlusconi ritira fuori una vecchia idea: «Antonio Tajani sarebbe un ottimo premier...». Ma il presidente del Parlamento europeo si schermisce: «Il premier sarà Berlusconi perché la Corte di Strasburgo darà l’ok».

Però Salvini cerca di occuparsi anche d’altro. Sale e scende dai treni siciliani per intercetta­re almeno un pezzo del «non voto di protesta» che poi è la riserva indiana dei grillini: «La Swg ci ha detto che per molti elettori del M5S la seconda opzione sarebbe la Lega...». L’operazione è questa, dunque. E così dopo Grillo («Salvini è un poveraccio») si scatena tutto il M5S: «Non voglio avere nulla a che a fare con Salvini», dice Luigi Di Maio. Invece Roberta Lombardi non chiude alle garbate «avances» della Lega: «Abbiamo molto poco a che spartire con Salvini. Su alcuni temi ci siamo trovati, ma alleanze confeziona­te no grazie». E quando scende dal treno — 9 ore Trapani-Agrigento via Palermo — Salvini allarga le braccia: «Se parli in modo civile i grillini ti insultano. Quando circolò la notizia dell’incontro farlocco tra me e Casaleggio jr hanno querelato, quasi che lui avesse visto Toto Riina... Eppure io Casaleggio lo vedrei...».

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