Sua la casa lager in cui morirono due operai cinesi Finisce in cella
Ai giornalisti aveva raccontato di aver affittato la sua villetta alla periferia di Vaiano (Prato) ai cinesi esclusivamente per un uso abitativo e non per vederla trasformata in una delle tante fabbriche di confezioni, oltretutto senza il minimo standard di sicurezza, poi divorata da un incendio costato la vita a una coppia di operai. E quando aveva saputo della «inattesa trasformazione», la padrona di casa aveva detto di essersi subito attivata anche con la magistratura. «Avevo già mandato una raccomandata agli affittuari per togliere tutte le macchine», aveva puntualizzato Patrizia Carmagnini. Ieri, a due mesi dal rogo, è stata arrestata insieme alla titolare di una confezione cinese Hu Yinyan e al marito Hu Yongsheng. Secondo la procura di Prato, diretta da Giuseppe Nicolosi, la diffida della proprietaria della casa non era affatto recente, ma la data era stata modificata. E dunque per l’accusa lei sapeva già da un anno che quella era diventata una fabbrica-lager. I tre raggiunti dalle misure cautelari (i cinesi sono finiti in carcere, l’italiana ai domiciliari per 75 giorni) sono accusati di omicidio colposo plurimo aggravato e incendio colposo aggravato. I due titolari della confezione abusiva sono accusati anche di omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. Dopo l’incendio, scoppiato all’alba del 26 agosto, i vigili del fuoco avevano trovato diciassette macchine per confezionare vestiti e diversi loculi di cartongesso dove gli operai vivevano lavorando anche 18 ore al giorno. Al rogo erano scampate una quindicina di persone: ma una coppia di operai cinesi di 39 e 37 anni non aveva avuto scampo.