Corriere della Sera

Sua la casa lager in cui morirono due operai cinesi Finisce in cella

- Marco Gasperetti

Ai giornalist­i aveva raccontato di aver affittato la sua villetta alla periferia di Vaiano (Prato) ai cinesi esclusivam­ente per un uso abitativo e non per vederla trasformat­a in una delle tante fabbriche di confezioni, oltretutto senza il minimo standard di sicurezza, poi divorata da un incendio costato la vita a una coppia di operai. E quando aveva saputo della «inattesa trasformaz­ione», la padrona di casa aveva detto di essersi subito attivata anche con la magistratu­ra. «Avevo già mandato una raccomanda­ta agli affittuari per togliere tutte le macchine», aveva puntualizz­ato Patrizia Carmagnini. Ieri, a due mesi dal rogo, è stata arrestata insieme alla titolare di una confezione cinese Hu Yinyan e al marito Hu Yongsheng. Secondo la procura di Prato, diretta da Giuseppe Nicolosi, la diffida della proprietar­ia della casa non era affatto recente, ma la data era stata modificata. E dunque per l’accusa lei sapeva già da un anno che quella era diventata una fabbrica-lager. I tre raggiunti dalle misure cautelari (i cinesi sono finiti in carcere, l’italiana ai domiciliar­i per 75 giorni) sono accusati di omicidio colposo plurimo aggravato e incendio colposo aggravato. I due titolari della confezione abusiva sono accusati anche di omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. Dopo l’incendio, scoppiato all’alba del 26 agosto, i vigili del fuoco avevano trovato diciassett­e macchine per confeziona­re vestiti e diversi loculi di cartongess­o dove gli operai vivevano lavorando anche 18 ore al giorno. Al rogo erano scampate una quindicina di persone: ma una coppia di operai cinesi di 39 e 37 anni non aveva avuto scampo.

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