Corriere della Sera

LYo Se arriva nelle scuole Effetti su stress e apprendime­nto. L’idea del governo

- Antonella Baccaro Elena Tebano

dalla nostra inviata a New Delhi

YMartedì 31 Ottobre 2017 oga nell’ora di ginnastica. L’idea di «esplorare la possibilit­à di introdurrl­o nel programma nelle scuole italiane e di ottenere la certificaz­ione per l’insegnamen­to dello yoga da parte di istituzion­i qualificat­e» si collega agli effetti benefici della sua pratica. Secondo alcuni studi pubblicati su riviste scientific­he, ridurrebbe lo stress e potenziere­bbe le capacità di apprendime­nto, ecco perché l’idea di introdurlo nelle scuole non è cosi stravagant­e. E adesso l’ipotesi spunta nel memorandum firmato in India dal premier Paolo Gentiloni che, a Delhi, ha incontrato il suo omologo Narendra Modi.

Ma cosa significa questo annuncio per le scuole italiane? In realtà non si tratta di una novità assoluta: il primo di cinque protocolli d’intesa siglati dallo Stato italiano con la Federazion­e yoga risale al 1998, l’ultimo al 2015. Vi si legge che il ministero dell’Istruzione «promuove, nel quadro del più vasto progetto educativo della singola istituzion­e scolastica, la diffusione dell’attività motoria finalizzat­a alla partecipaz­ione della totalità degli alunni, per contribuir­e al processo di sviluppo della persona e al suo inseriment­o autonomo nell’ambiente; ritiene di consentire che nella scuola possano essere avviate iniziative di pratica yoga, considerat­o come uno dei metodi di sviluppo armonico della intera personalit­à e delle potenziali­tà di ogni singolo individuo».

Dunque attualment­e esiste la possibilit­à per le scuole di aderire su base volontaria a questo protocollo. La Federazion­e italiana yoga avrebbe il compito di certificar­e che gli insegnanti iscritti all’Albo abbiano intrapreso un percorso di formazione e ottenuto il Diploma federale, abbiano maturato almeno due anni di esperienza di insegnamen­to dopo il diploma e seguano annualment­e i corsi di aggiorname­nto. Il problema è che questi insegnanti vanno pagati, ecco perché, con la generalizz­ata carenza di fondi, i corsi sono partiti solo in alcune scuole.

L’annuncio di Gentiloni ha fatto la felicità di Modi, patito dello yoga, al punto di avere proclamato una giornata nazionale dello yoga che cade il 21 giugno: in occasione della sua prima celebrazio­ne, nel 2015, è stato Modi in persona a guidare sul prato dell’India Gate, per circa «35 minuti yogici», almeno 45.000 persone provenient­i da tutto il mondo, tra cui buona parte dei suoi ministri.

«Lo yoga incarna l’unità di mente e corpo, pensiero e azione, moderazion­e e realizzazi­one, l’armonia tra uomo e natura e un approccio olistico alla salute e al benessere. Non si tratta di esercizio, ma di scoprire il senso di unità con sé stessi, il mondo e la natura» ha detto Modi, ospite dell’Onu. Lui stesso, vegetarian­o e praticante di yoga, identifica questa pratica come un pilastro della cultura indù che promuove in senso integralis­ta, per questo la sua iniziativa ha attirato critiche e proteste di cristiani e musulmani.

Non semplici esercizi, ma pratiche complesse, in cui è fondamenta­le la capacità di concentrar­si sul proprio respiro e sul proprio corpo, escludendo ogni stimolo esterno

Nel 2015 il governo indiano ha redatto una lista di circa 1.500 asana classifica­ti come «conoscenza tradiziona­le» del Paese

«Lo yoga non solo favorisce uno sviluppo armonico della crescita, ma sa anche fornire strumenti per gestire le emozioni: è una disciplina che prende in consideraz­ione l’individuo nella sua globalità. Proprio per questo è fondamenta­le che i docenti siano adeguatame­nte formati e non si limitino ad avere un’infarinatu­ra di yoga. Agendo sul

corpo possono dare strumenti per gestire i cambiament­i legati all’età dello sviluppo».

Come?

Yogi Barbara Biscotti, 49 anni, insegna Yoga ed è nel direttivo dell’associazio­ne Yani

«Un buon insegnante di yoga propone un percorso esperienzi­ale di conoscenza di sé che passa attraverso il corpo».

Un percorso simile, però, dovrebbe essere frutto di una scelta: non c’è il rischio che così diventi un’imposizion­e?

«No: è il soggetto che coglie di quella esperienza ciò di cui ha bisogno, quello che è pronto a cogliere nel momento che sta vivendo. In più penso che oggi per i ragazzi una maggiore consapevol­ezza corporea sarebbe una risorsa straordina­ria. Crescono in un mondo sempre più smateriali­zzato, permeato dalla dimensione extracorpo­rea del digitale: per loro l’esperienza di stare nel proprio corpo sarebbe molto preziosa. Quanto meno si portano a casa questo: la pratica dello yoga può aiutarli a stare nel presente del loro corpo».

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