Città e qualità dell’aria, la scommessa di Toyota sul motore «ibrido»
Una dopo l’altra le capitali europee moltiplicano le misure per migliorare la qualità dell’aria, i Comuni di Milano e Torino, in questi giorni, hanno vietato la circolazione di auto diesel Euro 3, 4 e 5, il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo ha ipotizzato, nel 2030, un traffico di soli veicoli elettrici. La mobilità a zero emissioni è sicuramente il futuro, ma le infrastrutture latitano ovunque.
Se si analizzano i dati di mercato italiani, si contano da gennaio a settembre 1.423 immatricolazioni di elettriche pure (Nissan e Renault), mentre le ibride (motore benzina/elettrico) hanno raggiunto i 48.300 pezzi, una quota del 3,5% che ha superato quella del metano.
Toyota da vent’anni, con la Prius, ha creduto per prima nella doppia alimentazione. Nel primo semestre dell’anno il brand nipponico ha consegnato in Europa 527.000 vetture, una crescita che sfiora l’11%. Di queste il 40% sono ibride, pari a circa 210mila unità, il 44% in più rispetto allo stesso periodo del 2016 e in Europa occidentale ha superato il 50%. Il nuovo suv C-HR è stato venduto per l’80% con propulsione ibrida, ma anche per la Yaris, la piccola di casa, su 110 mila pezzi consegnati metà sono ibridi. Nel mondo 11 milioni di persone guidano un’ibrida Toyota, in Europa più di 1,5 milioni, in Italia oltre 160 mila, ma l’obbiettivo entro il 2020 è di vendere per il 50% vetture Full Hybrid, in una variante per ognuno dei segmenti. A Roma è stato appena inaugurato un percorso ludico-didattico di Explora, il Museo dei Bambini, chiamato «Economiamo», che vede la presenza di una Yaris Hybrid, per apprendere, giocando, il reale funzionamento del motore ibrido. «Ci siamo impegnati — ha sottolineato Andrea Carlucci, ad di Toyota Italia — per diffondere un concetto di mobilità sostenibile. L’ibrido non è più una tecnologia applicata a un auto ma la scelta consapevole e responsabile per contribuire al benessere del pianeta».