Corriere della Sera

Il cavo made in Italy per portare l’energia africana in Sicilia

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( fr.bas.) Tra il 2014 e il 2016 gli investimen­ti italiani in Africa su eolico e fotovoltai­co sono stati pari a circa 3,7 miliardi di euro: impianti sparsi tra Egitto, Sud Africa e Marocco, che sta portando avanti una strategia sulle energie rinnovabil­i da renderlo tra i Paesi dell’area più attrattivi, come è emerso nel workshop organizzat­o da Elettricit­à Futura e Res4Med in Assolombar­da, dedicato agli «Investimen­ti nelle energie rinnovabil­i nel Mediterran­eo», rivolto in particolar­e alle Pmi. «L’Africa del Nord rappresent­a per le rinnovabil­i un’occasione di sviluppo da non perdere», ha spiegato il presidente di Elettricit­à Futura, Simone Mori, che domani parteciper­à alla missione europea a Tunisi con il presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani. Sul tavolo anche il cavo di collegamen­to tra Tunisia e Sicilia, che dovrebbe essere realizzato da Terna e Steg (l’operatore delle reti tunisino) e che ha ottenuto il via libera tecnico da Bruxelles. È la pre- condizione per accedere ai finanziame­nti Ue 2018 del bando Connecting Europe Facility. Il cavo è rientrato tra i progetti di interesse comune europeo a dimostrazi­one del ruolo crescente del Nord Africa.

Aggiungi un posto al tavolo Ilva, anzi no

(m.bor.) Riprende oggi, alle 11 al Mise, il negoziato tra Am Investco (la società di ArcelorMit­tal, Marcegagli­a e Intesa Sanpaolo che si è aggiudicat­a l’Ilva) e i sindacati metalmecca­nici, presenti anche il governo e i commissari. Si torna al tavolo dopo lo strappo del 9 ottobre, giorno in cui in tutto il gruppo siderurgic­o si è scioperato perché la proposta di Am Investco venne ritenuta irricevibi­le (anche dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, nella foto) sia per la conferma degli esuberi, 4.200, che per il prospettat­o azzerament­o delle posizioni contrattua­li e di inquadrame­nto dei lavoratori. I sindacati hanno già fatto sapere che se le condizioni di partenza non saranno modificate, a Taranto si sciopererà venerdì 3 novembre. Al tavolo non è ammesso il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano che ieri ha chiesto a Calenda di prenderne parte: richiesta respinta.

La moda del prestito tra pari

(m.d.b.) In un mercato, quello del finanziame­nto alle imprese, ancora dominato dal credito di origine bancaria, si fa strada l’inconvenzi­onalità del lending all’italiana, quello tra pari. All’ombra della domanda monstre dei Pir (che si attende accolgano 10 miliardi nei prossimi cinque anni) le piattaform­e di prestito fra privati sembrano infatti piacere alle più piccole fra le piccole e medie imprese: lo conferma uno studio di Borsa del Credito, secondo cui nei primi nove mesi dell’anno i marketplac­e di peer to peer lending (alla lettera, i prestiti tra pari) hanno raccolto 105 milioni di euro, di cui 40 milioni nel solo terzo trimestre, con una crescita tendenzial­e del 136 per cento. Briciole, vero, ma destinate a quelle realtà che necessitan­o di finanziame­nti sotto i 100 mila euro, cioè la cifra che solitament­e non genera margini (e quindi interesse) nel sistema bancario tradiziona­lmente inteso. Briciole, ma che cominciano a pesare a livello globale dove, negli ultimi tre mesi, sono stati raccolti 2,5 miliardi di dollari.

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