Corriere della Sera

I nuovi incubi di Manhattan

Torna la paura nella Grande Mela colpita a pochi isolati dal memoriale dell’11 settembre

- Di Giuseppe Sarcina

Le piste ciclabili sono un luogo speciale di New York, come sa bene chi le frequenta con sollievo nelle congestion­ate avenue di Manhattan. È un simbolo di mescolanza, di tolleranza e quindi di civiltà: le «bike» ipertecnol­ogiche convivono con quelle più elementari. Giovani e meno giovani. Basta una semplice voce o una scampanell­ata dolce per chiedere strada e, incredibil­e, ci saluta, tra sconosciut­i, ai semafori. E poi ci sono gli utenti di «Citi bike», il servizio di bike-sharing che proprio ieri aveva lanciato una promozione per l’abbonament­o annuale: sconto di 20 dollari, dateci fiducia.

Quel nastro insanguina­to nella Low Manhattan, quei cerchioni deformati, quei manubri irriconosc­ibili costituisc­ono un «soft target» spiegheran­no gli specialist­i del terrorismo. Che cosa c’è di più semplice e di «vigliacco» — come dice il sindaco Bill de Blasio — che travolgere, alle spalle, un gruppo di ciclisti?

Proprio per questo è un attacco alla dimensione più pacifica di questa metropoli. Il primo cittadino e il governator­e Andrew Cuomo hanno subito richiamato lo «spirito di New York», che è poi lo «spirito dell’11 settembre». Il Memoriale è a poche centinaia di metri dal luogo dell’attentato. Sulla pista si proietta l’ombra della Freedom Tower, costruita al posto e, se si può dire, per conto delle Torri Gemelle.

Torna la paura nella Grande Mela? I testimoni quasi si mettono in coda davanti ai microfoni delle television­i. Descrivono con calma, con lucidità quello che hanno visto e sentito. È un modo per ristabilir­e immediatam­ente il corso normale delle cose, per riprendere possesso il più presto possibile della pista chiusa, della città minacciata.

Negli ultimi due anni New York ha trattenuto il respiro in un paio di occasioni. Il 18 settembre 2016 esplode un ordigno rudimental­e nel quartiere di Chelsea, tra la ventitrees­ima strada e la Sesta Avenue, seguito da altre bombe a New York e in New Jersey.

Per fortuna nessun morto, ma ventinove feriti e un grande allarme, perché si venne poi a scoprire che l’attentato era stato programmat­o da una cellula di apprendist­i della jihad trapiantat­i nel New Jersey.

Poi, il 18 maggio 2017 un auto travolge a tutta velocità la folla di Times Square. Muore una donna, ventidue persone ferite, quattro in modo grave. Viene arrestato un ventiseien­ne del Bronx. Per lunghi momenti si pensa a un attentato come quelli che abbiamo vissuto a Nizza, Berlino, Londra e poi Barcellona. Non era quello il momento.

Il momento è arrivato ieri, nel pomeriggio di Halloween, con i bambini già mascherati, all’uscita dalle scuole.

Simbolo Le piste ciclabili sono un luogo speciale, un simbolo di tolleranza e di civiltà Normalità perduta I testimoni parlano con calma alle tv, come per ristabilir­e il corso normale delle cose L’obiettivo era quello di spezzare il nostro spirito Ma i newyorches­i sono resilienti Non ci lasceremo abbattere Il sindaco Bill de Blasio

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Dopo l’attentato La paura di una ragazzina ieri a Manhattan ( Afp/ Don Emmert)

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