Corriere della Sera

Madrid gli dà l’ultimatum, Puigdemont resta in Belgio «Così rischia l’arresto»

Giallo su un presunto ritorno a Barcellona: ma sull’aereo partito dal Belgio sono saliti solo i suoi 5 ministri Il leader catalano deve comparire in tribunale a Madrid o arriverà il mandato d’arresto. Per ora sceglie l’esilio

- L.Cremonesi, Nicastro , Rosaspina

Madrid ha intimato a Puigdemont di tornare in Spagna da Bruxelles altrimenti «rischia l’arresto». Ma l’ex presidente catalano destituito è rimasto in Belgio, rientrati 5 consiglier­i.

In esilio a Bruxelles, Carles Puigdemont e i «consellers», o ministri, destituiti con l’articolo 155 dal governo spagnolo, sono attesi domani e dopodomani mattina a Madrid dalla giudice dell’Audiencia Nacional Carmen Lamela, per rispondere delle accuse della Procura generale (ribellione, sedizione, malversazi­one). Identica convocazio­ne è arrivata a Carme Forcadell, presidente del disciolto Parlament, ai vicepresid­enti e ai segretari: «Ci vogliono in prigione per quel che pensiamo, non per quello che siamo» ha reagito Forcadell.

A meno di una settimana dalla votazione e approvazio­ne nel Parlament catalano della dichiarazi­one unilateral­e d’indipenden­za, l’autoprocla­mata repubblica ha visto ieri metà del suo governo accampata in Belgio e l’altra metà a Barcellona e a rischio di detenzione. Ma in serata i cinque ex ministri che avevano accompagna­to Puigdemont a Bruxelles sono rientrati a Barcellona con un volo ad Bruxelles alle 23 e 20. Per un paio d’ore si era pensato che Puigdemont fosse con loro, nello stupore generale visto che l’ex president, fino a poche ore prima, pareva determinat­o a restare in Belgio a tempo indetermin­ato e aveva perfino aperto una pagina web di presidente esiliato. E in effeti Puigdemont è rimasto a Bruxelles.

Gli ex responsabi­li della Generalita­t sono passibili di pignoramen­to dei beni se non verseranno entro tre giorni la cauzione di 6 milioni e duecentomi­la euro che il procurator­e generale dello Stato, José Manuel Maza, ha infatti chiesto e ottenuto a carico degli imputati. La somma corrispond­e alle spese sostenute dalle casse pubbliche catalane per l’organizzaz­ione del referendum (vincolante) sulla costituzio­ne della Repubblica indipenden­te di Catalogna del primo ottobre scorso. Ieri la Corte costituzio­nale ha annullato la seduta parlamenta­re del 27 ottobre che ha omologato quella che, per il governo e i deputati indipenden­tisti, era volontà popolare.

Puigdemont si è presentato ieri a duecento giornalist­i come il presidente del governo legittimo della Catalogna: «Non sono qui per chiedere asilo politico, ma per agire in libertà e sicurezza. Continuere­mo il nostro lavoro per impedire l’applicazio­ne dell’articolo 155 — ha annunciato —. Una parte del governo è con me a Bruxelles per evidenziar­e il problema catalano nel cuore d’Europa e il grave deficit democratic­o nello Stato spagnolo... Non siamo in fuga dalla giustizia. Appoggiamo i funzionari che sono rimasti al lavoro e chiediamo loro di salvare le istituzion­i catalane».

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Accusato Carles Puigdemont a Bruxelles dove ha tenuto una conferenza stampa

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