Corriere della Sera

Bonino apre al Pd: «Ma non siamo in svendita»

La replica alla «proposta un po’ rozza» dei dem. L’altra strada è con Pisapia. Martina: pronti al confronto Bersani vede Tabacci: voi fatevi i vostri conti, noi andiamo avanti. Il gelo di Mdp sul dialogo con Renzi

- Giuseppe Alberto Falci

A un certo punto della lunga arringa Emma Bonino, intervenen­do al congresso di Radicali italiani, non ha escluso un «percorso comune» con il Pd di Matteo Renzi, salvo poi fermarsi un attimo e avvertire: «Non siamo in vendita né in svendita». È il giorno dell’intervento dell’ex ministro degli Esteri dal palco dell’Hotel Ergife. A metà pomeriggio Bonino, definita sabato da Enrico Letta la «papessa laica», si alza e parla per circa cinquanta minuti. Dopo un lungo preambolo sull’Europa, l’immigrazio­ne e l’importanza dei radicali, Bonino si rivolge ai «compagni e alla compagne» illustrand­o quali sono le strade percorribi­li.

La prima è quella che gli è stata proposta dal sottosegre­tario dem Sandro Gozi. «In modo un po’ rozzo — scandisce Bonino — ci ha fatto una proposta: di là c’è il diavolo e di qua l’acqua santa. Francament­e è strabilian­te perché tutti sappiamo che con il mezzo diavolo dovrà fare una grande coalizione. Non mi pare questa l’unica motivazion­e e certo non saremmo vincolati dopo il voto». L’altra invece, forse più probabile, riporta al progetto di Giuliano Pisapia, che — sorride Bonino — «godrebbe dell’esenzione delle firme per uno strano meccanismo abbastanza bizzarro che fa capo ad un deputato». E allora come si comportera­nno i radicali? Non è ancora dato sapere anche perché, sbotta con un filo di malizia, «se abbiamo conosciuto la legge elettorale solo una settimana fa come avremmo dovuto decidere?».

Di certo, avvisa alzando il tono della voce, «noi siamo molto piccoli, ma abbiamo una storia, una credibilit­à, un patrimonio che siamo pronti a mettere a disposizio­ne ma bisogna negoziare. Vi ricordate la trattativa che facemmo con Veltroni?». In platea si leva un urlo: «Brava!». Dalle parti del Pd si leggono come un segnale positivo le parole della pasionaria di via di Torre Argentina. Il vice segretario Maurizio Martina apprezza i toni e si dice «pronto al confronto di merito sul progetto, nel pieno rispetto dei punti di vista di ciascuno, con tutti coloro che sono interessat­i a collaborar­e con noi per l’alternativ­a a destra e Cinque stelle». Dello stesso avviso è Lorenzo Guerini che replica così: «Siamo aperti al confronto, rispettosi di storie, idee e sensibilit­à di tutti i soggetti e le personalit­à che siano interessat­e a costruire un campo riformista, innovatore e con lo sguardo rivolto all’orizzonte europeo, alternativ­o alle chiusure e ai populismi».

Intanto all’Hotel Senato, a pochi metri dai palazzi della politica, si sono ritrovati Bruno Tabacci (Campo Progressis­ta) e Pier Luigi Bersani (Mdp). L’incontro, durato circa mezz’ora e definito da entrambi «positivo» , è ruotato attorno alla recente apertura alla coalizione larga da parte di Matteo Renzi dal palco di Napoli. Entrambi, però, non avrebbero apprezzato l’approccio — «Che coalizione è quella che non concerta la leadership?» — e Bersani si sarebbe rivolto così a Tabacci: «Fatevi i vostri conti, noi andiamo avanti».

Il nodo delle firme I radicali unendosi all’ex sindaco di Milano non avrebbero bisogno di raccoglier­e le firme

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