E gli alberi dei Giusti mettono radici in Giordania
Due giorni intensi e traboccanti di emozioni, quelli vissuti da Gariwo, la foresta dei Giusti, in Giordania, il secondo Paese arabo, dopo la Tunisia, che ha accettato di ospitare alberi e cippi per gli operatori del bene. Due giorni in giro per il regno, con il compito di diffondere l’amore per l’altro, la lotta contro il terrorismo, la difesa dell’ambiente. Una vera laurea mediorientale per Gabriele Nissim, che tra mille difficoltà, in casa e altrove, cerca di propagandare e promuovere l’idea di un Giusto universale, patrimonio dell’umanità. L’esame di Gariwo nel Medio Oriente, quella delicata regione dove le percezioni e i sospetti sono più importanti dei fatti, non è facile. Anche se il compito, stavolta, poteva essere agevole, visto che i 7 Giusti, onorati da alberi e cippi, sono eroi e martiri giordani, del passato e del presente. Il ministro della Cultura di questo dolce Paese arabo ne ha ricordato il valore, elogiando l’iniziativa italiana, in alleanza con la EcoPeace regionale. Lunedì la prima cerimonia si è svolta nel Nord, non lontano dal confine con Israele, nel cuore di un piccolo parco in mezzo al deserto. Ieri, un cippo onnicomprensivo è stato inaugurato nel giardino dell’ambasciata d’Italia. Porta un messaggio universale: «C’è un albero per ogni uomo che ha scelto il bene». Una cerimonia semplice, condotta sobriamente dall’ambasciatore Giovanni Brauzzi, e dedicata ai 7 nuovi Giusti, tra i quali un martire che tutti conosciamo: il pilota Muath Al Kasasbeh, precipitato con il suo aereo durante la guerra contro i tagliagole dell’Isis a Raqqa, capitale del cosiddetto Stato islamico restituita alla libertà in questi giorni. Meno di un anno fa il 27enne pilota, catturato e rinchiuso, è stato bruciato vivo dagli aguzzini. Morto da eroe, come tanti giovani nella storia del mondo. Nissim ha spiegato il valore universale dei Giusti, e chi scrive ha raccontato come un giornalista, dopo anni trascorsi a documentare la vita degli altri, decide di schierarsi nella battaglia (mai facile e assai poco popolare) per il bene.