Corriere della Sera

«Una legge per togliere i figli ai clan»

L’appello del Csm a Parlamento e Guardasigi­lli: via la potestà ai mafiosi se li educano al crimine

- Virginia Piccolillo

I detenuti condannati per associazio­ne a delinquere di stampo mafioso al 30 giugno

«Riprendiam­oci i nostri ragazzi». Il plenum del Consiglio superiore della magistratu­ra ha approvato all’unanimità, con il «sì convinto» del vicepresid­ente Giovanni Legnini, la risoluzion­e che chiede al Parlamento e al ministero della Giustizia di sostenere ciò che giudici minorili coraggiosi, in zone degradate del Mezzogiorn­o, hanno già iniziato a fare. Ovvero togliere la potestà genitorial­e ai mafiosi che coinvolgon­o i figli nelle loro attività criminali.

Tanti i «bambini» che, come ha fatto notare il consiglier­e togato, Antonello Ardituro, «vengono utilizzati nelle piazze dello spaccio o nelle cosiddette “case dei Puffi” a Scampia». Troppi i minori educati ai crimini e a volte addirittur­a all’omicidio.

Un fenomeno difficile da contrastar­e perché soprattutt­o culturale e sociale. Che dovrebbe essere affrontato in sinergia da istituzion­i ed enti locali con politiche e investimen­ti, che non ci sono. Ma che non può essere, per questo, scaricato sui magistrati di frontiera. Lo ha sottolinea­to ieri il vicepresid­ente Legnini, plaudendo alla risoluzion­e della VI commission­e: «Il Csm — ha fatto notare il vicepresid­ente — si mostra capace di intervenir­e su temi sensibili e sottoporre al legislator­e interrogat­ivi e proposte in modo che non siano fatti pesare solo sulle spalle dei giudici questi temi complessi». «La scelta che si fa — rimarca Legnini — è netta: la tutela dell’interesse del minore. E, come in altri casi, si parte dall’esperienza difficile e sofferta di alcuni uffici giudiziari valorosi». «Un lavoro svolto in silenzio e mettendo a rischio la propria incolumità», evidenzia il presidente della VI Ercole Aprile.

Nella risoluzion­e il Csm invita a considerar­e «famiglia maltrattan­te», psicologic­amente, quella che spinge i bambini fuori della prospettiv­a di valori positivi in cui il minore ha il diritto di crescere. Da lì il sostegno a possibili provvedime­nti di decadenza della potestà genitorial­e, fino alla dichiarazi­one di adottabili­tà dei figli dei boss, che «pur costituend­o l’extrema ratio», possono divenire «indispensa­bili per salvaguard­are il superiore interesse del minore a uno sviluppo psico-fisico rispettoso dei valori della convivenza civile». Soddisfatt­o Ernesto Carbone (Pd) che dal 2013 ha proposto alla Camera un ddl che va in questa direzione. D’accordo il capo della Dna, Franco Roberti. E il primo presidente della Cassazione, Giovanni Canzio ammette: «È un problema difficile. Dobbiamo tentarle tutte».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy