Il metanolo nel corpo della bimba Forse era nello slime fatto in casa
Morta a 9 anni per crisi cardiaca. Le analisi per capire l’origine della sostanza
Bisognerà attendere i risultati definitivi della consulenza medica disposta dai pubblici ministeri per chiarire il mistero che ancora avvolge la morte di una bambina di 9 anni, deceduta per una crisi cardiaca, che nel sangue e nei tessuti aveva tracce di metanolo. L’unico contatto con la sostanza tossica sarebbe riconducibile alla miscela di colla, schiuma da barba e altro con cui la bambina creava da sé, come centinaia di migliaia di coetanei in tutto il mondo, lo slime: una gelatina spumosa che in poche ore si solidifica, permettendo così di dar vita a piccole sculture. La relazione causa-effetto tra il gioco e i valori del sangue alterati e tra questi e il decesso è al momento solo un’ipotesi.
La bambina, di Matera, non aveva mai sofferto in passato di patologie cardiache e svolgeva una vita in tutto uguale a quella delle amiche. Il 5 ottobre viene ricoverata d’urgenza nell’ospedale della città lucana accusando problemi di vista e respiratori. La Tac non dà riscontri e gli esami del sangue rilevano solo una generica disfunzione metabolica. Il quadro clinico peggiora rapidamente e neanche 48 ore dopo la bambina viene portata in eliambulanza al Bambin Gesù di Roma in condizioni disperate. Esami più specifici rivelano la presenza di metanolo ma ogni tentativo di tenerla in vita è vano. Il decesso avviene il 12 ottobre e gli stessi medici dell’ospedale di eccellenza pediatrica segnalano il caso alla Procura, colpiti da quell’anomalia inspiegabile. Il pm Maurizio Arcuri e il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia partono da qui, ipotizzando l’omicidio colposo per ora a carico di ignoti.
Viene disposta l’autopsia per cercare eventuali malformazioni cardiache e vengono effettuati gli esami tossicologici. Ma allo stesso tempo si cerca l’origine del contatto avuto dalla bambina con la sostanza potenzialmente nociva. I carabinieri di Matera ispezionano casa, scuola, quartiere senza trovare indizi. La bambina ha un fratello e una sorella più grandi di lei che non mostrano segni di intossicazione, così come non li mostrano i compagni di scuola. La sera prima di sentirsi male la bambina aveva partecipato a una festa in un multisala, ma nessuno dei presenti ha sintomi analoghi ai suoi. Nell’abitazione di famiglia, il padre è poliziotto di quartiere, non ci sono vernici, solventi o altro, né nelle vicinanze ci sono fabbriche o pompe di benzina che possano anche solo in via ipotetica spiegare quei valori del sangue. Ci si concentra allora sui giochi della bambina ed emerge la sua passione per lo slime, l’ultima versione della ceralacca o del più recente skifidol. È un gioco diffusissimo e innocuo. Oltre alla versione commercializzata in tutto il mondo, ce n’è anche una di facile realizzazione domestica. Una delle ricette prevede schiuma da barba e colla. Il metanolo sarebbe nei componenti di questa miscela e l’ipotesi, per ora solo un possibile indizio, è che la bambina ne sia rimasta intossicata respirandola o ingerendo piccole parti della gelatina portando le mani sporche alla bocca. Ma anche questo non basterebbe da solo a spiegare conseguenze così gravi, tanto da far pensare a una reazione allergica. Il metanolo è presente in quantità controllate anche in alcune merendine confezionate e non si può escludere una somma di cause, un accumulo che ha portato alla crisi.
«Non ci sono prove scientifiche per poter dire niente», afferma il consulente della famiglia, che da parte sua si è chiusa nel silenzio dal primo giorno. L’indagine esclude per ora sia responsabilità mediche (anche nel primo ricovero) che dei genitori.