UNIRE VISIONE E COESIONE NEI PROGRAMMI ELETTORALI
Scenari In tutto il mondo vigono due radicali bisogni collettivi: poter credere in una prospettiva di ulteriore sviluppo e avere sicurezza nella vita quotidiana
Non è mai troppo presto, nella politica italiana, per predisporre le piattaforme programmatiche per le elezioni prossime venture. È vero che siamo oggi tutti occupati dal varo della legge elettorale e dalla conseguente ricerca di accordi e coalizioni; ma è altrettanto vero che c’è una assoluta carenza di dibattiti sulle proposte da avanzare per il nostro futuro.
Molti pensano di potersela cavare mettendo insieme un centinaio di pagine impegnate quanto generiche, oppure esprimendo in cinico silenzio l’inutilità di un qualsiasi documento di programma. Eppure gli italiani hanno bisogno di proposte significative e di maturazione di conseguenti responsabilità politiche: se tutto si risolvesse nella ristretta dinamica della professionalità politica, avremmo un largo astensionismo o, peggio, una accentuazione degli spiriti antipolitici.
Forse al proposito può aiutare un po’ di memoria storica, rammentando che il massimo di partecipazione elettorale noi l’abbiamo avuto nell’immediato dopoguerra, dal 1945 al 1953, quando la proposta politica dominante, quella della Democrazia cristiana, portava avanti sia una forte visione di futuro (una Italia dentro il mondo occidentale con una scelta liberale e cattolica insieme), sia una forte garanzia di coesione sociale, con un determinatissimo controllo dell’ordine pubblico in risposta ai grandi conflitti di piazza. Scelta atlantica e filoamericana da un lato, camionette di «Celerini» nelle strade dall’altro; ci schierammo un po’ tutti ma alla fine anche l’opposizione accettò quasi silenziosamente quella duplice piattaforma di orientamento e di azione.
De Gasperi e Scelba furono i due protagonisti, amati e odiati, di quella offerta politica: il primo tutto volto a dar corpo alla sua alta visione geopolitica (la scelta occidentale e l’europeismo); il secondo concentrato a dare tranquillità
Approfondimenti C’è bisogno di proposte significative e di conseguenti responsabilità
ai cittadini. Entrambi garantiti dalla congiuntura internazionale e dallo sviluppo avviato dagli Usa con il Piano Marshall; ed entrambi accompagnati dal consenso politico conseguente alla progressiva sicurezza collettiva.
Visione geopolitica e coesione sociale. È un binomio ancora utile alle proposte elettorali? Una risposta positiva è possibile, visto che in tutto il mondo vigono due radicali bisogni collettivi: quello di poter credere in una prospettiva di ulteriore sviluppo (i compunti cinesi sono chiamati addirittura alla felicità); e quello di avere sicurezza nella vita quotidiana; e visto che quei due bisogni sono in Italia ancora più radicali, visto che per sfuggire al suo particolarismo e alla sua fragilità la nostra società deve porsi obiettivi collettivi significativi.
Non sono però così nostalgico da richiamare in vita le figure di De Gasperi e di Scelba. Essi peraltro lavorarono in tempi e poteri paralleli, quasi da «consoli romani»; una configurazione difficile da far accettare oggi da una politica che ha rinunciato all’articolazione delle funzioni e dei ruoli rincorrendo una verticalizzazione del processo decisionale sempre immaginato e mai realizzato (con qualche
Fragilità Per sfuggire al suo particolarismo la nostra società deve porsi obiettivi importanti
vagante ambizione a essere «primi consoli»). Una politica quindi in cui è difficile tornare a una logica di articolazione, anche solo binaria, del potere; e del resto se guardiamo alla qualità della nostra classe dirigente troveremmo forse uno Scelba, ma non troveremmo un uomo della visione capace di fare geopolitica in questi primi confusi decenni del secolo. È indubbio comunque che i due bisogni, visione e coesione restano; e restano verosimilmente paralleli. Varrà la pena allora cominciare a dettagliare una offerta politica per fronteggiarli; sarà faticoso, ma non sarà mai troppo presto.