Corriere della Sera

AL SUD SERVONO TRENI VELOCI E IL

PONTE SULLO STRETTO

- Giovanna Galasso giovigala@virgilio.it

Caro Aldo,

noi disoccupat­i afragolesi speravamo molto nella stazione Alta velocità di Afragola. Avrebbe potuto essere un’occasione per creare posti di lavoro; invece funziona solo per la partenza e l’arrivo dei treni. Non vi sono attività economiche aperte, personale di supporto, uffici, niente di niente. La politica locale, dopo aver sfilato alla inaugurazi­one del 6 giugno scorso, non ha attivato procedure per rendere la stazione un luogo produttivo. Credo che sia una questione di mentalità imprendito­riale, che qui al Sud è molto scarsa, salvo rare eccezioni. Una stazione Av di questa portata, al Nord avrebbe avuto lo sviluppo che meritava. Invece il grande serpentone ( tale è la forma della stazione) dorme in silenzio assordante.

Cara Giovanna,

Grazie per la sua bella lettera. Il lamento è sterile e improdutti­vo; le proteste giuste come la sua servono a richiamare tutti alle proprie responsabi­lità. Anche a Roma la stazione Tiburtina è rimasta a lungo inerte, con negozi chiusi e cellophane ovunque; oggi è diventata il fulcro del quartiere. La stazione dell’alta velocità ha cambiato Reggio Emilia. Era la meno attraente delle città emiliane. Nulla a che vedere con il fascino e la personalit­à di Modena — la terra di Ferrari e Pavarotti, Bottura e Vasco Rossi — e di Parma, piccola capitale importante nel definire l’identità italiana. Grazie al treno veloce, Reggio è rinata. In 40 minuti si va a Milano, in poco più di due ore a Roma; la città è molto più frequentat­a di prima, i reggiani si spostano di più; accanto alle belle opere di Calatrava dovrebbe sorgere il nuovo Politecnic­o.

L’alta velocità sarà fondamenta­le per lo sviluppo del Sud, oggi tagliato fuori dai treni. Non è vero che la velocità non serva a nulla, è vero il contrario. Poter andare da Napoli a Bari in un’ora e mezza, in Calabria in due ore, in Sicilia in tre porterà turisti, commerci, vita. Senti dire: non si possono fare l’alta velocità e il ponte sullo Stretto, se prima non si fanno funzionare i trasporti in Sicilia. Il risultato è che non abbiamo né il ponte, né i trasporti in Sicilia. Ovviamente queste grandi opere creano danni e seccature. Ai valsusini l’alta velocità tra Milano e Parigi non importa molto; ma a loro toccano i disagi, e bisognava fare come in Francia, dove i piccoli comuni hanno avuto vantaggi fiscali. A Messina e a Reggio fiorisce una piccola economia locale di traghetti e addetti allo spacchetta­mento dei treni. Ma il ponte servirebbe al rilancio dell’economia calabrese e siciliana.

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