Il conto dello swap Il Tesoro versa un miliardo
Nuova chiusura anticipata di derivati per il Tesoro, con tanto di maxi esborso. Lo si legge nel rapporto sul debito pubblico 2016, pubblicato ieri on line dal ministero dell’Economia. Il derivato in questione è uno swap da 2 miliardi di euro e la sua cancellazione, voluta dalla banca controparte (il nome non è indicato nella relazione), è costata al Tesoro 1,017 miliardi. Lo swap scadeva nel marzo 2016 ma era estendibile per 20 anni dalla banca, che ha comunicato prima l’estensione del contratto e subito dopo la cancellazione, avvalendosi di una clausola legata ad un evento di credito ed esercitabile dal 2011 ogni 5 anni. «Mentre nel 2011 — scrive il Tesoro — non era verificata la condizione per l’esercizio della clausola, nel 2016, in seguito alla riduzione del merito di credito della Repubblica Italiana, la clausola era divenuta esigibile». Così a marzo di un anno fa la banca ha dato il via alla cancellazione dello swap incassando dal ministero il valore del contratto in quel momento (i già citati 1,017 miliardi). «Tutto questo — scrive il ministero — non senza che il Tesoro abbia esperito una serie di tentativi per una soluzione diversa. Tutte le soluzioni prospettate, però, sono risultate non soddisfacenti, per i costi non trascurabili che ne sarebbero conseguiti, ancor più rilevanti per l’assenza di collateralizzazione». Tra il 2011 e il 2012 era stata Morgan Stanley a incassare 3,1 miliardi dal Tesoro per la chiusura di quattro derivati e la rinegoziazione di due coperture valutarie.