Corriere della Sera

Conti in rosso, pista a rischio «No, salveremo l’attività»

- Marco Bonarrigo

«Non fermeremo l’attività olimpica, non taglieremo i fondi ai ragazzi della pista e ai loro sogni di medaglia a Tokyo. Troveremo i soldi altrove». Renato Di Rocco, presidente della Federcicli­smo, prova a parare il colpo. Il Coni gli ha appena intimato di «usare finalmente le maniere forti e adottare azioni concrete perché la situazione finanziari­a della Federcicli­smo è la più critica del sistema sportivo con quella dell’equitazion­e».

Una voragine si è aperta improvvisa­mente nel bilancio delle due ruote: un debito di 2 milioni e 700 mila euro di cui non c’era traccia nel bilancio di previsione dello scorso maggio, spuntati dal nulla ad agosto. In pratica, manca all’appello un quinto del budget. «La società di certificaz­ione — spiega Di Rocco — ha spostato delle partite finanziari­e pretendend­one l’immediato risanament­o. Per il codice civile potremmo agire diversamen­te ma il Coni non sente ragioni. Attueremo un piano industrial­e di risanament­o, ma dovranno darci una mano: l’hanno fatto con altre federazion­i».

Il Coni chiede di agire su due fronti: aumento delle quote associativ­e e delle tasse gara (già alte per i costi assicurati­vi) e revisione al ribasso dei programmi agonistici, ovvero la preparazio­ne olimpica di atleti finalmente competitiv­i a livello mondiale. Senza soldi la pista (che ha un programma di gare planetario) si ferma all’istante. I primi a pagare il dissesto, intanto, sono bambini e ragazzi: da oggi il prezzo del loro tesseramen­to raddoppia.

La Federcicli­smo sconta i costi di un organico-monstre (82 dipendenti a tempo indetermin­ato, di cui 25 nelle sedi regionali in parte inattive) ed entrate che arrivano solo da tesseramen­ti e Coni: nel 2017 la Fci prevedeva di incassare meno di 100 mila euro dagli sponsor, una somma irrisoria. Nel rosso del bilancio conta la sfortunata avventura dei Mondiali di Firenze 2013, con la Federcicli­smo che si assunse la titolarità dell’evento tramite una società, poi fallita? «Il liquidator­e — dice Di Rocco — ha chiuso con i creditori al 60%. Non abbiamo più debiti». E il silenzio federale alla richiesta di aiuto da parte degli organizzat­ori di Vicenza 2020, che si sono visti sospendere la candidatur­a dall’Uci per assenza di copertura finanziari­a? Problemi di soldi? «Problemi politici — spiega Di Rocco — perché la candidatur­a veneta, al contrario di quella toscana, nasce da tre soggetti privati che agiscono per loro conto. L’onere di trovare i fondi per organizzar­e è loro, non certo nostro. Che anche il governo sia freddo nei loro confronti non mi sorprende: il Veneto fa scelte politiche autonomist­e, cercare denaro a livello centrale è un controsens­o».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy