Corriere della Sera

Sofinnova, 100 milioni per puntare sul biotech

- Massimilia­no Del Barba © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Vogliamo sostenere scienziati sui trentacinq­ue, massimo quarant’anni. Che abbiano alle spalle già qualche pubblicazi­one. Con un’idea, ma soprattutt­o con uno spirito imprendito­riale che li guidi sulla cresta dell’onda». Sofinnova, la società di venture capital europea fondata a Parigi nel 1972 e specializz­ata nel settore delle scienze della vita, aprirà una sua sede a Milano e investirà in Italia 100 milioni di euro. Ad annunciarl­o è Graziano Seghezzi, dalla scorsa primavera managing partner della società che oggi gestisce un volume di fondi pari a 1,6 miliardi di euro: «Il settore biotech è in crescita in tutto il mondo, ma siamo convinti che l’Italia sia il luogo giusto dove investire. Ci sono competenze e la qualità della ricerca è molto elevata. Quel che manca, semmai, è la presenza di investitor­i specializz­ati».

Il fondo di venture capital francese, per la verità, non è la prima volta che punta sul nostro Paese. «Siamo presenti da quindici anni, con più di 50 milioni di euro investiti in aziende biotech: abbiamo finanziato realtà come Nicox, NovusPharm­a (ex Boehringer, ndr), Eos, Creabilis e siamo tra i cofondator­i di BiovelocIT­A, l’accelerato­re dedicato alle aziende biotech lanciato a fine 2015 da Silvano Spinelli e Gabriella Camboni e che a marzo ha chiuso la sua campagna di finanziame­nto raccoglien­do 14,6 milioni». Tuttavia, la mossa che dovrebbe prender forma a partire dai prossimi mesi sembra aver tutt’altro sapore: «Finora Sofinnova ha avuto un approccio opportunis­tico con le start up italiane: si trovava un buon affare, ci si investiva e poi si tornava a Parigi. Ora vogliamo restare. Tenete presente che Sofinnova ha una sola sede, a Parigi, quindi aprire una filiale a Milano è un passo di un certo peso».

Nelle scorse settimane la società transalpin­a era stata coinvolta nella polemica sollevata da Assobiotec (poi rientrata) che riguarda la destinazio­ne dei finanziame­nti pubblici del Fondo italiano d’investimen­to. Soldi — 35 milioni, circa un terzo del mercato del venture capital nostrano — che per ben due volte, dal 2012 a oggi, erano andati proprio a Sofinnova. E che potrebbero tornarci per la terza volta attraverso il veicolo Itatech cogestito proprio da Cdp insieme al Fei. «Probabilme­nte Sofinnova sarà fra i beneficiar­i di Itatech, ma assicuro che quei fondi verranno completame­nte reinvestit­i in Italia».

Il mercato italiano delle start up non potrà che crescere. E Sofinnova vuole esserci: «Siamo come la Francia dieci anni fa — spiega Seghezzi —. Certo, a oggi mancano imprendito­ri seriali, ma il vento è cambiato. Inizieremo dall’early stage, cioè dalla fase di finanziame­nto iniziale delle start up, poi più avanti vedremo se impegnarci nel late stage come già stiamo cercando di fare in Francia e in Uk».

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Laboratori­o Sofinnova pronta ad aprire una sede a Milano

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