«La strategia dietro le fake news? Dividi e conquista»
Il team di Maks Czuperski smaschera la propaganda russa. Prossima missione: il voto in Italia
«fake news» in guerra e durante elezioni come quelle presidenziali in America?
«In Ucraina i russi cercavano di coprire e di nascondere quello che stava accadendo. Ma durante il conflitto in Siria credo si siano resi conto appieno di come il potere dell’era digitale possa essere usato non solo per dare informazioni lacunose ma anche per fornire informazioni false. Nel caso delle elezioni, quel che ha fatto la Russia non è creare una realtà alternativa, ma trarre vantaggio dalle tensioni che esistono nelle nostre società, aggravandole. È così che lavorano contro di noi: cercano di approfittare, per esempio, delle disuguaglianze e delle tensioni razziali negli Stati Uniti, dell’immigrazione e della crisi dei rifugiati in Europa, non tanto mandando direttamente dei tweet — anche se fanno anche questo — ma soprattutto a un secondo livello, cioè mettendo un gruppo contro un altro. Il metodo è vecchio, divide et impera. Ora la Russia lo sta usando contro le nostre società e lo stesso progetto europeo».
Emissari russi hanno anche «avvicinato» sia sui social sia di persona personaggi potenti, come l’ex consigliere per la Sicurezza nazionale Michael Flynn o lo stesso figlio del presidente Donald jr.
«I russi stanno usando i metodi tradizionali della Guerra fredda — dopotutto Vladimir Putin è un ex agente del Kgb — aggiornati con nuovi metodi in una combinazione che chiamiamo “guerra digitale ibrida”. La Russia ha capito che non c’è una separazione tra offline e online. Tutti noi abbiamo profili social e smartphone in tasca, e Mosca si è resa conto che può attaccarci perché lo spazio digitale che abbiamo inventato non è abbastanza guidato e regolato. Non abbiamo necessariamente bisogno di più norme ma di certo abbiamo fallito nel preparare le nostre società ad un mondo più interconnesso». La premier britannica Theresa May ha fatto un discorso
Evoluzione In Ucraina nascondevano la verità, in Siria hanno imparato a creare notizie false e nelle elezioni hanno sfruttato le tensioni che esistono nella società
molto duro, subito deriso da Mosca. Quanto è stata efficace secondo lei?
«Noi del Digital Forensic Research Lab stiamo cercando di far capire che il ruolo dei governi non è di dire alla gente che cosa è sbagliato, che cosa è “fake news” ma di dare ai cittadini il potere di distinguere tra fatti e finzione, la capacità di dimostrare le differenze da un punto di vista legale. La ragione per cui la Russia può prenderci in giro è che sanno che come società non ci siamo dotati degli strumenti per navigare l’era digitale. Il nostro sistema educativo è antiquato come pure i nostri sistemi informatici, le nostre leggi, i nostri governi. I russi ridono di noi perché sanno che non ci stiamo adattando».