Corriere della Sera

RIDURRE IL NUMERO DI FIRME PER PRESENTARE LE LISTE

- Di Emma Bonino, Riccardo Magi Benedetto Della Vedova

Caro presidente del Consiglio, la recente approvazio­ne della nuova legge elettorale, nell’imminenza della scadenza della legislatur­a, introduce norme irragionev­olmente punitive e discrimina­torie nei confronti delle formazioni politiche che non fanno riferiment­o a gruppi parlamenta­ri già costituiti nelle due Camere e che non usufruisco­no dunque dell’esenzione dalla raccolta firme per presentare le candidatur­e al Parlamento. La previsione di un numero elevatissi­m o d i firme per la presentazi­one di liste e candidati richiesta soltanto ai gruppi e movimenti politici non già rappresent­ati nelle due Camere si configura come una disposizio­ne volta a impedire nei fatti il concreto esercizio del diritto di tutti i cittadini — tutelato dall’art. 49 della nostra Costituzio­ne — di associarsi liberament­e e di concorrere con metodo democratic­o a determinar­e la politica nazionale e del diritto di elettorato passivo previsto dall’articolo 51 della Carta.

Inoltre, i tempi e le modalità di raccolta, autenticaz­ione e certificaz­ione — a cavallo delle ferie natalizie e con clima avverso in gran parte d’Italia — rappresent­ano un’insormonta­bile barriera all’accesso alla partecipaz­ione democratic­a. Prima di inizio dicembre non saranno determinat­i i collegi uninominal­i e plurinomin­ali, dunque sarà impossibil­e avviare la raccolta delle sottoscriz­ioni. Se si votasse, come ipotizzato, all’inizio di marzo, le candidatur­e dovrebbero essere presentate entro fine gennaio e dunque la raccolta delle firme dovrebbe concluders­i, nell’ipotesi migliore, in meno di 50 giorni, malgrado l’articolo 14 della legge n. 53 del 1990 assicuri in teoria alle forze politiche la possibilit­à di anticipare le sottoscriz­ioni fino a sei mesi prima della data di presentazi­one delle candidatur­e. Anche se le elezioni si tenessero poco dopo inizio marzo, i tempi a disposizio­ne delle forze politiche rimarrebbe­ro troppo ristretti, visto il cambiament­o profondo del sistema elettorale.

Inoltre, la mancata modernizza­zione del sistema di raccolta firme (dall’apertura di un canale telematico alla semplifica­zione delle procedure di autenticaz­ione) rende ostruzioni­stica una normativa che dovrebbe invece rendere trasparent­e, non inaccessib­ile, la competizio­ne per forze sprovviste di molti fondi o di reti preesisten­ti sul territorio. Per rimediare almeno in parte ai problemi riassunti, le chiediamo di adottare, in presenza di una palese, straordina­ria necessità e urgenza di ripristina­re la possibilit­à di esercitare effettivam­ente il diritto di

Candidatur­e Sono state introdotte norme punitive per le formazioni politiche non presenti in Parlamento

elettorato passivo da parte dei cittadini e delle forze politiche non già presenti nel Parlamento, un decreto analogo a quello adottato al termine della scorsa legislatur­a.

Il decreto 18 dicembre 2012, n. 223, in previsione del voto anticipato, stabilì che venissero ridotte le firme per presentare liste “qualora lo scioglimen­to della Camera (...) e del Senato (...) anticipi di oltre 30 giorni la scadenza naturale della legislatur­a”. In sede di conversion­e in legge, la riduzione del 50% venne portata al 75% e le firme necessarie per la Camera passarono da circa 120 mila a circa 30 mila.Anche oggi si tratterebb­e dunque di eseguire un dimezzamen­to del dimezzamen­to già stabilito da una disposizio­ne transitori­a della legge n. 165 del 2017, e il numero di firme per presentare liste alla Camera sarebbe analogo a quello del 2013 (circa 25 mila oggi, circa 30 mila nel 2013), ma reso più complicato da raggiunger­e, poiché la nuova legge elettorale impone una raccolta più complessa, in una settantina di collegi plurinomin­ali anziché in 26 circoscriz­ioni.

Procedure gravose come quelle in vigore adesso non hanno eguali nelle democrazie euro-occidental­i. Il provvedime­nto che suggeriamo non sarebbe particolar­istico: servirebbe a salvaguard­are il diritto di elettorato di tutti gli italiani. Dovrebbe inoltre avviare davvero la sperimenta­zione della raccolta di firme digitali, già dal 2018, accelerand­o l’adozione del decreto del ministro dell’Interno previsto della legge 165 del 2017, e attuare l’impegno assunto dal governo sul voto degli studenti e lavoratori fuori sede nel luogo del proprio domicilio, adottando una procedura già indicata per italiani temporanea­mente all’estero dalla legge 52 del 2015. Si tratta di misure generali, atte a garantire il diritto di elettorato attivo e ad ampliare la partecipaz­ione democratic­a dei cittadini.

*Radicali italiani

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy