Corriere della Sera

«Ho imparato da Giuda che la vergogna è anche una grazia»

Le riflession­i del Papa sul Padre nostro. «Ho imparato da Giuda che la vergogna è una grazia»

- Di Francesco a pagina

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Nel racconto della passione di Gesù ci sono tre episodi che ci parlano della vergogna. Tre persone che si vergognano. La prima è Pietro. Pietro sente cantare il gallo e in quel momento prova qualcosa dentro di sé e vede Gesù che esce e lo guarda. La vergogna è tale che piange amaramente (cfr. Luca 22,54-62).

Il secondo caso è quello del buon ladrone: «Noi siamo qui» dice all’altro compagno di sventura «perché abbiamo fatto cose brutte e ingiuste, ma questo povero innocente non ha colpe...». Si sente colpevole, si vergogna, e così, sostiene sant’Agostino, con questa vergogna ha rubato il paradiso (cfr. Luca 23,39-43).

La terza, quella che mi commuove di più, è la vergogna di Giuda. Giuda è un personaggi­o difficile da capire, ci sono state tante interpreta­zioni della sua personalit­à. Alla fine, però, quando vede cosa ha fatto, va dai «giusti», dai sacerdoti: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Quelli gli rispondono: «Che ci riguarda? Veditela tu» (cfr. Matteo 27,3-10). Così lui se ne va con la colpa che lo soffoca. Forse se avesse trovato la Madonna le cose sarebbero cambiate, ma il poveretto se ne va, non trova una via d’uscita e si impicca.

Ma c’è una cosa che mi fa pensare che la storia di Giuda non finisca lì... Magari qualcuno penserà: «Questo Papa è un eretico...». Invece no! Andate a vedere un capitello medievale nella basilica di Santa Maria Maddalena a Vézelay, in Borgogna. Gli uomini del Medioevo facevano la catechesi per mezzo delle sculture, delle immagini. In quel capitello, da una parte c’è Giuda impiccato, ma dall’altra c’è il Buon Pastore che se lo carica sulle spalle e lo porta via con sé. Sulle labbra del Buon Pastore c’è un accenno di sorriso non dico ironico, ma un po’ complice. Dietro la mia scrivania tengo la fotografia di questo capitello diviso in due sezioni perché mi fa meditare: ci sono tanti modi di vergognars­i; la disperazio­ne è uno, ma dobbiamo cercare di aiutare i disperati affinché trovino la vera strada della vergogna, e non percorrano quella che finisce con Giuda.

Questi tre personaggi della passione di Gesù mi aiutano tanto. La vergogna è una grazia. Da noi in Argentina una persona che non sa comportars­i e fa del male è un «senza vergogna». (...)

Le seduzioni del male

Questo è il male. Il male non è qualcosa di impalpabil­e che si diffonde come la nebbia di Milano. È una persona, Satana, che è anche molto furba. Il Signore ci dice che quando viene scacciato se ne va, ma dopo un certo tempo, quando uno è distratto, magari dopo alcuni anni, torna peggiore di prima. Lui non entra con invadenza in casa. No, Satana è molto educato, bussa alla porta, suona, entra con le sue tipiche seduzioni e i suoi compagni. Alla fine è questo il senso del versetto: «non lasciarci cadere nel male». Bisogna essere furbi nel senso buono della parola, essere svelti, avere la capacità di discernere le bugie di Satana con il quale, ne sono convinto, non si può dialogare.

Come si comportava Gesù con Satana? O lo cacciava via o, come ha fatto nel deserto, si serviva della Parola di Dio. Nemmeno Gesù ha mai avviato un dialogo con Satana, perché se incominci a dialogare con lui sei perduto. È più intelligen­te di noi, e ti rovescia, ti fa girare la testa e alla fine sei perduto. No, «vattene, vattene!».

Il male non è impalpabil­e, non si diffonde come la nebbia di Milano

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 ??  ?? Il saggio Il libro di papa Francesco, Quando pregate dite Padre nostro, è in libreria da oggi pubblicato da Rizzoli-LEV (pagine 144, 16)
Il saggio Il libro di papa Francesco, Quando pregate dite Padre nostro, è in libreria da oggi pubblicato da Rizzoli-LEV (pagine 144, 16)

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