Il sostegno di Calenda a Gentiloni «Il premier è forte, Matteo stai sereno»
Il ministro da Minoli su La7: privatizzare la Rai e dare il canone a chi fa progetti di pubblico valore
Carlo Calenda non fa mistero di avere litigato con Matteo Renzi. Rivendicando di essere tra i pochi ad averlo fatto «apertamente» e senza poi demonizzarlo. Il ministro dello Sviluppo economico traccia un bilancio dell’esperienza di governo attraverso i due esecutivi dove ha lavorato: il primo, guidato da Renzi, e l’attuale, affidato a Paolo Gentiloni. Intervistato da Giovanni Minoli, a Faccia a Faccia su La 7, Calenda risponde:«Mi sono trovato benissimo con Renzi nella parte di costruzione e di spinta del piano Industria 4.0 (un pacchetto di misure per le imprese, ndr), poi ci ho litigato nel modo di lavorare insieme. Non sono l’unico, però sono uno dei pochi ad averlo fatto apertamente e non demonizzandolo». Una rottura, insomma, della sintonia che ha indotto l’ex premier a scegliere Calenda, inizialmente come ambasciatore a Bruxelles e, dopo, come ministro. Un allontanamento illustrato da Calenda, parlando del duello tra Renzi e Gentiloni per il rinnovo del vertice di Bankitalia. Come noto, l’attuale premier ha blindato la riconferma del governatore, Ignazio Visco, in difformità con l’idea di Renzi.
Un conflitto, dove Gentiloni ha «gestito il processo correttamente, dopo di che Renzi ha diritto di esprimere un giudizio su Bankitalia. Ma la mozione del Pd (contro Visco, ndr)è stata un errore», osserva Calenda. Tanto da puntualizzare che «Gentiloni sta sereno. È molto più forte di quanto si immagini», per poi aggiungere, «spero che anche Renzi lo stia, perché lo stiamo tutti». Le banche, d’altra parte, restano In video Carlo Calenda, 44 anni, ministro allo Sviluppo economico, ospite di Giovanni Minoli, 72 anni, ieri negli studi del programma un terreno politicamente insidioso per il leader del Pd. La commissione di inchiesta sul settore creditizio si appresta a sentire l’ex amministratore delegato, Federico Ghizzoni. Il banchiere, secondo la ricostruzione di Ferruccio de Bortoli, sollecitato da Maria Elena Boschi per salvare Banca Etruria (istituto finito insolvente, dove il padre della sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio era il vicepresidente). Boschi ha sempre smentito questa ricostruzione. «Secondo me è giusto sentire Ghizzoni su Banca Etruria, credo debba chiederlo la Boschi per prima», chiosa il ministro. L’intervista tratta anche il destino di due aziende dove la mano pubblica si è sempre fatta sentire. Sul dossier per la vendita di Alitalia, «una delle storie più tristi degli ultimi anni», Calenda spiega: «abbiamo più di tre offerte, le valuteremo, partendo dalla priorità di assicurare i collegamenti, la seconda priorità è spendere meno possibile soldi pubblici e la terza garantire i posti di lavoro». Sul destino della Rai la valutazione è netta:« va privatizzata e poi va dato il canone a tutti quelli che fanno servizio pubblico. Ma non succederà...», riconosce. Diversa la visione del sottosegretario Antonello Giacomelli, «penso ci sia ancora più bisogno del servizio pubblico e del ruolo che la Rai garantisce. Non condivido le privatizzazioni di asset strategici del Paese» dice.
Su banche e Boschi «Giusto sentire Ghizzoni su Banca Etruria, deve chiederlo Boschi per prima»