DARE SPERANZE ALLA PER FAR TORNARE CHI SE NE VA
SICILIA
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Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere»
Caro Aldo,
leggo sul Corriere che, guarda un po’, anche il ventenne messinese neoeletto all’Ars ( figlio di qualcuno impossibilitato a candidarsi viste le condanne), nuova promessa della politica, boom di preferenze, è indagato (insieme al padre) per evasione, appropriazione indebita e chi più ne ha più ne metta. Noi giovani siciliani abbiamo qualche possibilità? O siamo destinati al collasso?
Caro Federico,
Lei fa riferimento all’inchiesta per riciclaggio a carico di Luigi Genovese, figlio di Francantonio, condannato di suo a 11 anni in primo grado, figlio del senatore democristiano Luigi Genovese, nipote del ministro democristiano Nino Gullotti. Francantonio Genovese nasce con la Dc, poi va con Buttiglione, quindi con la Margherita, da qui nel Pd e infine in Forza Italia. Il suo piccolo impero economico è fondato sui traghetti; se si fosse fatto il Ponte sullo Stretto, sarebbe stato spazzato via; ma in Sicilia comandano le anime nere e le anime belle. L’ex sindaco di Messina Francantonio Genovese è acerrimo nemico del Ponte esattamente come l’attuale sindaco Accorinti, che gira a piedi nudi con magliette contro un’opera che sarebbe fondamentale per lo sviluppo della Sicilia ma che in realtà nessuno vuole né tantomeno prepara seriamente. Lei, gentile Federico, mi chiede cosa possono fare i giovani. La soluzione non verrà dalla politica. Oltre la metà dei siciliani non ha votato per eleggere il suo presidente né nel 2012, né il mese scorso. Genovese junior ha preso una barca di preferenze. Consenso autentico o clientela? Gli elettori sono liberi cittadini, o vittime, o mandanti? Aspettiamo le sentenze della magistratura. Una riflessione generale però si può già fare. Se molti siciliani abitano case abusive, fanno lavori precari e campano di sussidi, se il diritto diventa favore, è difficile esercitare una libera scelta democratica. Centomila ragazzi hanno lasciato l’isola negli ultimi anni, e non sono i disperati: sono i figli di famiglie che hanno potuto mandarli all’estero a studiare e adesso a cercare il lavoro che a casa non trovano. Dobbiamo creare le condizioni per cui chi lo desidera possa tornare, o restare. E il lavoro si crea con gli investimenti, pubblici e privati. A cominciare dal turismo di qualità: infrastrutture, voli diretti con il Nord Europa, spettacolo, cultura, arte, restauri.