Calenda va all’attacco sull’Ilva «Emiliano vuole farla chiudere»
L’impugnativa della Regione Puglia contestata anche da sindacati e Federacciai
Michele Emiliano ha involontariamente messo d’accordo tutti. La decisione della Regione Puglia (e del Comune di Taranto) di ricorrere al Tar contro il Dpcm che autorizza il piano ambientale di ArcelorMittal per Ilva ha sollevato proteste a 360°, dal governo ai sindacati (Fiom compresa), dal ministro Carlo Calenda a Maurizio Landini, passando per Confindustria e Regione Liguria. La reazione del ministero dello Sviluppo economico — fulcro nelle ultime settimane degli incontri tra governo, sindacati e nuova proprietà — è stata energica: «Ho deciso che congeleremo il negoziato sull’Ilva — ha annunciato Calenda dal palco dell’assemblea nazionale della Cgil sull’acciaio — aspettando la decisione del Tar di Lecce: sono inutili i tavoli finché non è chiara la situazione. Se il Tar di Lecce accoglie l’impugnativa, l’amministrazione straordinaria dovrà procedere allo spegnimento dell’Ilva». Ovvero di un gruppo da cui dipende l’occupazione di 14.200 persone (11 mila solo a Taranto) che diventano circa 20 mila considerando l’indotto. Da qui l’ondata di proteste generalizzata, a partire dai presenti sul palco e in sala per l’assemblea della Cgil, da Landini al segretario generale della Fiom Francesca Re David fino al presidente di Federacciai Antonio Gozzi. «Da parte della Regione Puglia e del Comune di Taranto c’è una gestione schizofrenica della vertenza», ha aggiunto il ministro avvertendo: «Se Regione e Comune usano tutti i mezzi necessari per far saltare l’Ilva, l’Ilva salta. Non si può tenere aperto un impianto così contro la volontà locale. Ma allora Emiliano lo dica in modo chiaro che vuole chiudere Taranto e non attraverso i ricorsi. E se ne assuma la responsabilità». Emiliano, a parole, dice invece altro: «Temo che questa vicenda dell’aggiudicazione dell’Ilva ad ArcelorMittal sia tutta sbagliata. Hanno determinato una concentrazione ben superiore alla quota massima e ora cercano un capro espiatorio per dare la colpa del loro fallimento». Il piano B, però, non c’è, come ha sottolineato anche il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti che non si spiega la scelta della Regione Puglia: «Abbiamo approvato un’autorizzazione integrata ambientale, apportando delle modifiche a quella del 2014 che prevede investimenti per oltre 2 miliardi e la totale ambientalizzazione anche dei parchi minerali minori». La copertura dei quali, come annunciato dalla viceministra Teresa Bellanova, partirà a gennaio. O forse non più: chissà se per quella data il Tar di Lecce si sarà già pronunciato.