Corriere della Sera

Il lavoro che manca (e il livello record dei contratti a termine)

- L. Sal.

Per il numero degli occupati l’Italia è tornata quasi ai livelli di prima della crisi: le persone che lavorano sono nel 2017 25 milioni, poco meno dei 25,4 milioni del 2008. Ma sul numero delle ore lavorate non abbiamo ancora recuperato il terreno perduto: le ore lavorate sono nel 2017 21,6 miliardi contro i 23 miliardi del 2008. Parafrasan­do un vecchio slogan si potrebbe dire che in Italia lavoriamo meno ma lavoriamo tutti, o almeno quasi tutti quelli che già avevano un impiego prima della crisi. Scendendo nei dettagli del primo rapporto annuale sul mercato del lavoro — realizzato dal ministero, Istat, Inps, Inail e Anpal — si può osservare come siano in aumento i «lavoretti», che nel 2016 hanno riguardato 4 milioni di persone, contro i 3 milioni del 2012.

In buona parte si tratta di contratti a termine di tre mesi, che coprono quasi la metà del totale. E di voucher, i buoni a ore poi aboliti dal governo per evitare il referendum abrogativo della Cgil. Oltre che da collaboraz­ioni e altre prestazion­i occasional­i. Non è una sorpresa e forse saranno proprio questi dati a preparare il terreno alla stretta sui contratti a termine che potrebbe arrivare con la manovra. Altra conferma è la situazione difficile per i giovani. Tra il 2008 e il 2016 il tasso di occupazion­e tra i 15 e i 34 anni è sceso di oltre 10 punti, arrivando al 39,9%. Tendenza opposta tra i 55 e i 64 anni dove, anche per effetto della riforma sulle pensioni, il tasso di occupazion­e è salito di 16 punti, superando il 50%. Una nota positiva arriva invece dalla stabilità di chi ha un lavoro: la quota di individui che risultano avere ancora un rapporto di lavoro a dodici mesi di distanza è salita dal 74,1% del periodo 2012-2013 al 78,9% del periodo 2015-2016. Ma le proiezioni per il futuro non sono incoraggia­nti: nei prossimi 20 anni è «altamente probabile che l’Italia perderà 3 milioni e mezzo di individui in età lavorativa».

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