Corriere della Sera

«Domus», con Michele De Lucchi al via il decennio dei dieci direttori

- Di Stefano Bucci

Il traguardo dei mille numeri pubblicati (dal 1928, anno della nascita) felicement­e oltrepassa­to nel marzo del 2016, quello dei novant’anni da superare nel 2018 e il centenario da festeggiar­e nel 2028. Con la scelta di Michele De Lucchi come nuovo direttore (che succede a Nicola Di Battista e che firmerà il primo numero in edicola dall’8 gennaio), «Domus», la storica rivista fondata da Gio Ponti e cresciuta nel segno di Gianni Mazzocchi, continua l’evoluzione che l’ha portata a diventare «una vera e propria icona dell’architettu­ra, del design, dell’arte». Un simbolo dell’Italia nel mondo (60 mila copie mensili, di cui il 45% venduto sui mercati stranieri) che dopo Ernesto Nathan Rogers, Alessandro Mendini, Mario Bellini si affida a un altro «architetto di pensiero»: così Maria Giovanna Mazzocchi, figlia di Gianni e attuale presidente dell’Editoriale Domus, ha definito De Lucchi (Ferrara, 1951) durante la presentazi­one di ieri, al Teatro Studio di Milano. Una rivista che punterà sulla carta ma anche su una piattaform­a digitale (domusweb.it) da poco rinnovata.

Dieci architetti per dieci numeri per dieci anni: questa la formula scelta per arrivare al centenario. Dieci architetti: il primo è De Lucchi, tra i papabili per le successive edizioni, il portoghese Eduardo Souto de Moura e la giapponese Kazuyo Sejima. Firmeranno dieci numeri ciascuno, in sequenza dal 2018 al 2028, più uno monografic­o curato dalla redazione e che presenterà il direttore che verrà (a De Lucchi è dedicata la monografia allegata all’ultimo numero curato da Di Battista in edicola da oggi).

Quella del progettist­a dell’Unicredit Pavilion di Milano e della Manica Lunga della Biblioteca della Fondazione Cini a Venezia sarà una rivista «che rifletterà prima di tutto sugli oggetti, sul loro valore quotidiano, perché riflettere sugli oggetti vuol dire riflettere sull’uomo e sulla società, visto che siamo l’unico animale capace di immaginare e costruire oggetti, ogni volta diversi». Ma anche su come «la stessa architettu­ra sia fatta di oggetti, solo più grandi» (un esempio di edificio-oggetto? «Il Pantheon di Roma»). E sempre alle «cose» è stata dedicata la performanc­e-presentazi­one (con motosega e frammenti di scenografi­e) messa in scena ieri da De Lucchi al Teatro Studio.

Il suo è, oltretutto, un ritorno. A quando, ancora studente, manifestav­a davanti alla Triennale di Milano vestito da ufficiale napoleonic­o, venendo fotografat­o e finendo (inaspettat­amente) proprio sulla copertina di «Domus» del gennaio 1974. La nuova rivista (progetto grafico di Mark Porter; direttore editoriale, Walter Mariotti) sarà «più leggera, ma non per questo meno incisiva» e «si aprirà ad altre discipline» per creare una mappa allargata del sapere segnata da «parole-chiave» che potranno essere «rivoluzion­e» (Revolution è il titolo del numero) oppure «passione», «povertà» e «caos».

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