Curreri si confessa in un libro: io all’ombra di Dalla «padre-padrone»
Com’era Lucio Dalla? Un genio intuitivo, brillante, sempre pieno di idee. Ma anche un «padrepadrone», che pretendeva obbedienza assoluta. Vasco invece era buono, disponibile al dialogo. Lo rivela con semplicità il suo amico e allievo Gaetano Curreri, nel libro Generazione di fenomeni (Rai Eri) appena pubblicato. Nessuna beatificazione del mito. Curreri, fondatore e poi leader degli Stadio, è stato a fianco di Dalla fin dai tempi del tour «Banana Republic», ma vicino anche a Vasco Rossi (con cui ha scritto l’intro di Albachiara) nella Bologna dei fermenti studenteschi.
Nei tour la band di Dalla suonava senza contratto e a tariffe molto più basse rispetto agli orchestrali di De Gregori. Semplice avarizia? Forse qualcosa di più. La band era indipendente finché faceva ciò che Lucio voleva... A Sanremo 1984 gli Stadio dovevano cantare Dentro le scarpe. Brano bellissimo costruito col produttore Guido Elmi (lo stesso di Vasco). Ma a Dalla l’arrangiamento non piaceva e impose a Stadio e organizzatori del festival un brano insignificante intitolato Allo stadio. La band arrivò ultima e Fabio Liberatori lasciò il gruppo. Gli Stadio superstiti tentarono di ribellarsi a Dalla e produrre da soli l’album Chiedi chi erano i Beatles. Glielo dicono a muso duro. E lui che fa? Bivacca nel salottino della Rca. Non poteva entrare in studio, ma stazionava lì e da lì non si muoveva. Curreri confessa di essere stato per molto, troppo tempo succube di Dalla, rischiando di diventare quasi un clone. Il libro spiega così indirettamente le ragioni per cui tutti gli artisti cresciuti con Dalla hanno avuto problemi a uscire dalla sua ombra, a partire da Ron (di cui il libro non parla mai) a Samuele Bersani, dagli Stadio a Gatto Panceri.