Corriere della Sera

Il fattore umano

- di Massimo Gramellini

Tiziana Siciliano è pubblico ministero nel processo in cui si contesta al radicale Cappato di avere aiutato ad andarsene Dj Fabo, cieco e tetraplegi­co. Nessuno può dire se, in cuor suo, la pensi come Cappato o piuttosto come Giovanardi, che ancora ieri, poco prima che il Senato approvasse la legge sul testamento biologico, si affannava a spiegare che Eluana Englaro era morta godendo di discreta salute. Ci basti sapere che, nel processo in corso a Milano, Tiziana Siciliano rappresent­a le ragioni dell’accusa. Eppure il ruolo di contropart­e non le ha impedito di soccorrere con un fazzoletto la mamma di Dj Fabo durante la sua testimonia­nza straziante. Né di scoppiare lei stessa a piangere, mentre scorrevano le immagini dell’agonia di Fabo e le ragioni della sua scelta: «Mettiti una benda davanti agli occhi, fatti legare mani e piedi al letto, e potrai capire che cosa sto provando».

Le battaglie ideologich­e hanno il difetto di attardarsi nel cielo delle astrazioni. Ma appena si incarnano in una storia, tutto cambia: si smette di pensare e si comincia a sentire. Se il pensiero divide, la sensazione unisce. E suggerisce ciò che in fondo tutti pensano, forse persino Giovanardi: togliersi la vita per capriccio è un arbitrio inaccettab­ile; farlo per porre fine a una condizione di dolore senza sbocchi è una forma di dignità. Le lacrime della pm milanese, rappresent­ante di uno Stato da cui per una volta mi sento pienamente rappresent­ato, non sono un cedimento alla politica, ma all’umanità.

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