«Mi dispiace per la messa disertata dai giornalisti»
«Mi dà fastidio che una vicenda sindacale sia arrivata a coinvolgere l’eucaristia, e poi mi dispiace molto anche per l’immagine del giornale». Sono questi i pensieri del direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Rizzolo (in redazione dal ‘91), nel momento in cui lo storico settimanale delle edizioni Paoline si trova al centro di una vertenza tanto aspra da arrivare, ieri, a uno sciopero dei giornalisti accompagnato da digiuno e dalla diserzione della messa celebrata dall’arcivescovo di Milano, Mario Delpini. E poi da accuse incrociate di affermazioni false.
Direttore, cosa sta succedendo a «Famiglia Cristiana»?
«Sono molto dispiaciuto davvero di questa situazione: se ne parla come se fossimo alla vigilia di licenziamenti o della chiusura, ma non è così, la rivista è viva, funziona. Si è aperta una vertenza sugli accordi di secondo livello, che non tocca il contratto nazionale. Intervenire sulla ventesima o diciannovesima mensilità non significa che siamo sull’orlo del baratro. È una normale trattativa».
Però negli scambi pesanti di questi giorni, i giornalisti dicono che è falso parlare di
Il giorno più brutto? Quando uccisero il giudice Livatino. Era un amico di famiglia, quando nostro nipote si laureò in Medicina gli regalò una borsa da dottore