Corriere della Sera

Arbore: il mio successo? Intrattene­re senza diseducare

- Di Paolo Conti

«Una vittoria straordina­ria, certo, abbiamo battuto gli avversari su altre reti, persino la partita… alla vigilia ci davano al 9% di share e invece abbiamo raggiunto il 19.23%. Ma il risultato che mi ha emozionato di più è stato quello sulla Rete. Su Twitter non si parlava d’altro. Io sono un grande navigatore, nonostante l’età, e invito i miei colleghi a fare lo stesso. Così si capiscono le nuove generazion­i». Renzo Arbore, 80 anni compiuti nel giugno scorso, è un riconosciu­to gentiluomo, oltre che inesauribi­le inventore di tanti capitoli della tv italiana. Ha stravinto con «Indietro tutta 30 e l’ode», mercoledì sera in prima serata su Rai2, con Nino Frassica e Andrea Delogu. L’ascolto più alto di Rai2 con l’intratteni­mento da tre anni a questa parte.

Potrebbe per esempio togliersi qualche soddisfazi­one con Paolo Bonolis, fermo al 15,06% su Canale 5. E ci sono stati gli elogi dei vertici Rai, in testa in direttore generale Mario Orfeo. Ma Arbore è Arbore, un brand televisivo sinonimo di classe e ironia, profession­alità e leggerezza, preferisce parlare di qualità, anche se alla vigilia telefonava agli amici («vedrai, vedrai che risultati... ne sono sicuro»): «Gli ascolti sono importanti. Ai tempi in prima serata, con la regia del nostro Ugo Porcelli, abbiamo anche raggiunto il 50%. Ma per me è essenziale l’affezione al programma. È la ragione per cui i miei concerti registrano sempre il tutto esaurito».

I maestri della «sua» qualità hanno nomi storici: «Ho imparato da Totò, Walter Chiari, i De Filippo, Aldo Fabrizi, Alberto Sordi, Vittorio Gassman. Infatti l’idea di “Indietro tutta 30 e l’ode” è far partire le nuove leve da una stagione dell’umorismo italiano capace di mantenere la sua vitalità». Dunque, i Millenials… «Le nostre battute e le nostre canzoni li hanno coinvolti subito. Abbiamo provato un solo giorno. Ma è bastato ai giovani in studio per impossessa­rsi delle canzoni e delle battute».

Arbore ha una cartina di tornasole per capire se un programma funziona o meno: «Basta rispondere a una domanda. C ’è arte? C’è talento? E non mi limito all’intratteni­mento, vedo del talento in Corrado Formigli con “Piazza pulita”. Talento non è solo un venditore di tv che porta ascolti ma soprattutt­o è il coraggio dell’invenzione, dell’esperiment­o».

Arbore appartiene a una stagione in cui la tv educativa ancora era visibiliss­ima. Si opponeva anche a quella? «Bernabei, Agnes, Zavoli hanno prodotto la migliore tv italiana. Ma si può intrattene­re eleganteme­nte senza “educatore” ma soprattutt­o senza “diseducare” col becerume. Così si impoverisc­e il pubblico, e quindi gli italiani».

Ma torniamo ai giovani del 2017… «Ho elaborato una mia teoria della relatività. Relativame­nte ai tempi e alle nuove tecnologie, la generazion­e dei Millenials è uguale a quella che frequentav­amo noi. Hanno lo stesso candore, lo stesso stupore, lo stesso desiderio di studiare cosa ha funzionato in passato, di capire perché. E di andare avanti….».

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In studio Andrea Delogu, Renzo Arbore e Nino Frassica

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