Il peso dei big che non corrono
«Faccio una scommessa. Volete vedere che saranno tantissimi i big della politica che faranno a gara a rimanere lontani dalle liste per le elezioni perché puntano su quelle “buone”, che arriveranno subito dopo?». Verosimile o meno che sia lo spettro del «secondo voto» di cui ha parlato anche Silvio Berlusconi alla presentazione del libro di Bruno Vespa, che arriverebbe nel caso in cui le Politiche del 4 marzo non diano una maggioranza stabile, la profezia che Giulio Tremonti ha affidato ad alcuni colleghi qualche settimana fa comincia a prendere corpo. L’ex ministro dell’Economia è uno di quelli che sa annusare l’aria, ha interlocutori di primissimo livello in patria e fuori, ha contatti con mezzo mondo. E così, uno dopo l’altro, la squadra di quelli che rimarranno lontani dalle candidature si è trasformata nel giro di pochi giorni in una specie di «all stars».
L’ultima ad annunciare l’adieu è stata Anna Finocchiaro. Ed è la stessa scelta su cui sta seriamente meditando anche il suo successore alla guida del gruppo dei democratici al Senato, Luigi Zanda. Carlo Calenda ha chiarito che tornerà a fare il suo lavoro, Angelino Alfano ha annunciato che «da marzo» se ne cercherà uno, Alessandro Di Battista farà il papà. Senza dimenticare chi, come Romano Prodi e Walter Veltroni, passa praticamente il proprio tempo a smentire ripensamenti sulla scelta di farsi da parte. Come Enrico Letta, quest’ultimo inguaiato mesi fa da un avverbio («Enrico fa temporaneamente il professore universitario») che proprio Prodi aveva usato parlando di Tutte le notizie di politica in tempo reale con fotogallery, video, analisi e commenti lui. E potrebbe non essere finita qui. Perché ai piani alti del Pd, dove i suoi contatti con Matteo Renzi sono sempre costanti e continui, danno per «altamente probabile» che anche Pier Ferdinando Casini, alla fine, possa decidere autonomamente di stare fuori dal Parlamento. Certo, l’ex presidente della Camera si è preso l’impegno di dare vita all’aggregazione centrista che sarà alleata col Pd e l’impegno rimane. Ma gli ultimi segnali riservati che avrebbe mandato a Renzi non escludono il «passo indietro». A Casini, tra le altre cose, il leader pd garantirebbe senz’altro un collegio di quelli