Corriere della Sera

Da Prodi a Veltroni, da Calenda a Di Battista In molti hanno scelto di non candidarsi I dubbi di Casini e Zanda

- Tommaso Labate

che un tempo venivano definiti «blindati», magari proprio nella sua Bologna.

Ma cosa succedereb­be se, in una zona dove la concorrenz­a di Liberi e uguali è pericolosi­ssima e l’astensione si è trasformat­a in una variabile impazzita, l’appuntamen­to con la vittoria venisse mancato, per giunta senza il paracadute del proporzion­ale?

Da qui la riflession­e del veterano centrista, che potrebbe durare giorni o settimane. E non ci sono soltanto la voglia di appendere gli scarpini della politica al chiodo, la scommessa su imminenti elezioni successive o il rischio di bruciarsi. Ad alimentare la schiera di chi oggi fa a gara per rimanere a bordo campo potrebbero esserci anche i calcoli sul possibile governissi­mo che potrebbe nascere sulle ceneri di un voto senza maggioranz­a certa. Gli eventuali ministri indicati dal Pd qualora i parlamenta­ri renziani fossero costretti a dare il disco verde a un governo di larghe intese, è la linea di cui si discute al partito al riparo da sguardi indiscreti, sarebbero tutti pescati «tra quelli che non si sono invischiat­i in una campagna elettorale che si annuncia pesantissi­ma».

Lo scenario Per alcuni la decisione di non correre adesso è legata all’ipotesi di un secondo voto a breve

Ed è una linea che, per ovvi motivi, non dispiacere­bbe nemmeno al Quirinale.

A quel punto la lista delle potenziali «riserve della Repubblica» sarebbe rimpolpata dai nomi che hanno deciso (o stanno per decidere) di rimanere in panchina nella partita del 4 marzo. Da Casini a Finocchiar­o, da Calenda a Nichi Vendola, dal sindaco di Cagliari Massimo Zedda al pd Zanda, da Bindi a Veltroni, fino a Prodi e, soprattutt­o, a Letta. Ce n’è per tutti i gusti e tutti i tipi di larghe intese possibili. Di Battista, per esempio, diventa per i 5 Stelle una riserva di lusso, un jolly pronto per essere giocato nella legislatur­a che verrà. E un altro futuro probabile «senza seggio» di lusso, come Denis Verdini, potrebbe tornare in auge nel ruolo di geometra di maggioranz­e parlamenta­ri, ricoperto quasi ininterrot­tamente dal 2010 all’anno scorso.

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