Corriere della Sera

Russiagate, scontro sulle email L’offensiva per isolare Mueller

«Il procurator­e usa metodi illegali». La destra: deve essere licenziato

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DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

Attacco al super procurator­e Robert Mueller. Lo staff di Donald Trump lo accusa di aver ottenuto illegalmen­te migliaia di email scambiate tra tredici dirigenti del «transition team», il comitato che ha gestito il periodo tra la vittoria dell’8 novembre 2016 e l’insediamen­to del 20 gennaio 2017. L’avvocato Kory Langhofer, scrive il sito Axios, ha inviato una lettera alla Commission­e di controllo della Camera e alla Commission­e sulla sicurezza nazionale del Senato, sollecitan­do una verifica sui metodi di Mueller. Langhofer, all’epoca uno dei consiglier­i della squadra del presidente eletto, sostiene che l’investigat­ore del Russiagate non fosse stato autorizzat­o a recuperare tutto il traffico di messaggi privati dall’agenzia federale Gsa, General services administra­tion. Mueller, dunque, ha agito in modo «illegale», secondo Langhofer, che invoca il Quarto emendament­o della Costituzio­ne sulla tutela della corrispond­enza e della privacy.

È un addebito pesante e insidioso. Lo scorso maggio, più o meno negli stessi giorni in cui licenziava il direttore dell’Fbi James Comey, Trump nominò al vertice della Gsa una persona di fiducia, Richard Beckler. All’epoca questa mossa non venne notata. Ma adesso è lo stesso Langhofer a fornire la chiave di lettura: Beckler aveva garantito che tutto il materiale collegato al «transition team» sarebbe rimasto inaccessib­ile. Ma il numero due dell’agenzia, Lenny Loewentrit­t, sostiene ora che Beckler non prese mai quell’impegno, sempliceme­nte perché la Gsa, per legge, non può intralciar­e un’indagine giudiziari­a. Senonché Beckler si ammalò e morì nell’agosto del 2017. Agli inizi di settembre Mueller cercò Loewentrit­t e si portò via ciò che stava cercando.

Attenzione al calendario. Alla fine dell’estate il super procurator­e è già avanti con gli accertamen­ti su alcune figure importanti del «transition team». Ma i primi sviluppi concreti arrivano in autunno, con le confession­i di George Papadopoul­os, consiglier­e per la politica estera (5 ottobre 2017) e soprattutt­o di Michael Flynn, già consiglier­e per la sicurezza nazionale (1 dicembre 2017).

I due hanno ammesso di aver mentito nel corso di precedenti interrogat­ori dell’Fbi, avvenuti prima dell’estate. Il super poliziotto li ha messi alle strette, mostrando le email estratte dai server della Gsa? È possibile. È chiaro allora il tentativo degli avvocati di Trump: censurare alla radice il metodo del Russiagate, per screditarn­e i risultati.

La Casa Bianca sta provando a spezzare l’assedio. Il presidente è tentato dalle sollecitaz­ioni della destra più radicale e dagli agit-prop come Roger Stone o Steve Bannon: licenziare subito anche Mueller e farla finita. Ma è una corrente di pensiero marginale nel partito repubblica­no, specie al Congresso.

L’altra strategia è appellarsi all’opinione pubblica: Mueller sta solo sprecando soldi, non arriverà a nulla. «È venuto il momento di chiudere questa storia, la gente vuole sentire altro, vuole girare pagina», come ha detto ieri in un’intervista televisiva il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin.

E ora ecco il terzo tentativo, il più velenoso: ribaltare su Mueller l’accusa, o almeno il sospetto, di aver violato la legge.

«Voltare pagina» Il segretario al Tesoro Mnuchin: è ora che la storia si chiuda, la gente vuole girare pagina

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