Uccisa a coltellate davanti ai figli Confessa il convivente pachistano
Femminicidio in casa nel Milanese, vittima una 33enne. «Lei voleva lasciarlo»
Ha gridato aiuto. Ha urlato disperata mentre lui la uccideva. Tre coltellate al torace, poi Simona Forelli si è accasciata nel bagno del piccolo appartamento al civico 25 di via Santini, a Parabiago, nella provincia Nord-ovest di Milano. Una strada stretta, nel centro, dove le macchine si muovono a senso unico e le case formano quasi un budello.
Le urla di Simona, 33 anni, sono rimbombate così forte che la vicina del piano terra, la prima ad accorrere in suo aiuto, non è riuscita subito a capire che le grida arrivavano proprio da quella casa. «Sono uscita in strada — ha raccontato ancora scossa prima di essere ascoltata dai carabinieri —. Lei gridava aiuto, poi è arrivata un’altra vicina, abbiamo capito che le invocazioni arrivavano da lì, dal piano di sopra. Siamo salite di corsa. La porta di casa era aperta, e lei era in bagno. Sembrava già morta. Era tutto pieno di sangue».
In casa in quel momento c’erano anche i due figli piccoli della donna. Il più grande ha 17 mesi, l’altro cinque soltanto. Gli occhi della vicina si riempiono di lacrime quando racconta che il bambino di quasi un anno e mezzo era nascosto accanto al divano: «Era lì, non si muoveva. C’era il sangue... spero che non abbia visto». Pochi istanti dopo, in via Santini, è arrivata anche la madre della vittima che vive poco lontano. Simona Forelli viveva da qualche anno con un uomo pachistano di 35 anni. Lui si chiama Sadique Zahir, è il padre naturale dei due bambini.
Pochi minuti dopo il delitto era già nella caserma dei carabinieri. Dopo aver vagato in strada si è consegnato ai carabinieri di Parabiago dicendo di avere ucciso la compagna. Poi è stato interrogato fino a tarda notte dagli investigatori della compagnia di Legnano, guidati dal capitano Francesco Cantarella. L’uomo ha ammesso di aver ucciso la compagna dopo un litigio. Alla base ci sarebbe la volontà della vittima di chiudere la relazione. Anche i vicini di casa hanno raccontato agli investigatori che Simona Forelli aveva deciso di lasciarlo.
Non erano sposati, lei non lavorava, viaggiavano spesso tra Milano e Londra. I vicini descrivono il 35enne come una persona «dimessa»: «Non certo un ingegnere o un dirigente d’azienda .... ». Sembra che, come molti connazionali, lavorasse per una società che si occupa della distribuzione di volantini porta a porta.
La coppia abitava a Parabiago da diversi anni, un appartamento al primo piano di una vecchia casa dall’intonaco giallo, identica a tutte le altre nel centro storico della cittadina. Via Santini è una piccola traversa della piazza principale intitolata all’ebanista Giuseppe Maggiolini. In realtà negli ultimi tempi la famiglia aveva vissuto soprattutto in Inghilterra. Erano tornati in Italia per trascorrere le imminenti vacanze di Natale.
I vicini hanno raccontato di aver sentito, ma in passato, altri litigi. «Una volta Simona aveva un occhio nero, forse era stata picchiata ma non ha mai detto nulla». La vittima è stata soccorsa dal 118 ma è morta pochi minuti prima delle 19. Di certo da qualche tempo lei aveva deciso di interrompere la loro relazione. Sadique Zahir è stato sottoposto a fermo per omicidio dai carabinieri. Poi è stato sentito anche dal sostituto procuratore Maria Cristina Ria, il magistrato di turno della Procura di Busto Arsizio.
Per gli investigatori alla base del delitto ci sarebbero solo e soltanto motivi passionali, nessuna questione legata alla religione. Il compagno l’ha colpita con tre coltellate al torace, inferte con un grosso coltello da cucina. Durante i rilievi dei carabinieri i due figli sono stati affidati proprio alla vicina che ha soccorso per prima la vittima. Dalle finestre si sentiva il loro pianto disperato.
Tensione I vicini: «Una volta Simona aveva un occhio nero, forse era stata picchiata»