Verona ancora fatale Il Milan perde anche la faccia Non si salva nessuno
I problemi restano tutti: dal gol al gioco a quello atletico Il progetto cinese indebolito ha bisogno di una scossa
DALLA NOSTRA INVIATA
No, non bastano le indubbie doti di leadership di Rino Gattuso per guarire il Milan da difetti antichi, che addirittura hanno resistito a cambio societario, rivoluzione della rosa e staffetta in panchina. Dopo aver perso due scudetti (’73 e ’90) a Verona il Milan ieri perde la faccia, oltre che la settima partita (su 17), la quinta in trasferta (su otto). Numeri di una stagione maledetta, che ieri ha visto sfuggire anche il possibile aggancio alla Samp, in ottica Europa League, l’unico obiettivo rimasto in campionato. Li Han, il braccio destro del proprietario, rimasto solo in tribuna, dopo che l’ad Fassone e il ds Mirabelli lo avevano preceduto negli spogliatoi, sembra il simbolo dello smarrimento del progetto cinese, che cerca una scossa anche in vista del rifinanziamento. Chi presta o presterà i soldi (ora Elliott in futuro magari Highbridge) vuole avere la certezza che siano spesi bene.
I problemi del Milan, quelli di campo, spesso dimenticati tra le ansie societarie e la saga Donnarumma (ieri ignorato dai suoi tifosi, chiamato a mo’ di sfottò dai veronesi), restano tutti. Il mal di gol è solo il più evidente, ma va assieme a ritmi troppo bassi e una certa fragilità psicologica. I rossoneri hanno tirato in porta 30 volte (record del Milan in questo campionato) e se non sono riusciti a passare in vantaggio, nonostante un discreto avvio di gara, con un pressing alto dentro una partita rugbistica (sfuggita subito al controllo di Orsato), al netto della bravura di Nicolas e della difesa del Verona, devono rimproverare solo loro stessi: il centro di gioco è uno solo, Suso, che però ha mancato in cattiveria. Assolutamente deludenti tutti gli altri, nuovi (Kalinic, André Silva) e vecchi (Bonaventura), così da accontentare tifosi dell’una o dell’altra gestione, in triste e continuo contenzioso (sulla pelle del Milan). Per risolvere il male del gol, Gattuso - andato sotto su angolo, un po’ immeritatamente, quando Caracciolo ha saltato su Borini e ha battuto in solitario Donnarumma -, ha provato a inserire Cutrone, togliendo Rodriguez e spostando Borini terzino. Non una mossa delle più azzeccate, visto che poi, su quella fascia, Romulo nella ripresa ha potuto fare tutto quello che ha voluto. Incassato il primo, come ha sottolineato lo stesso Gattuso, il Milan si è schiantato, perché non basta un allenatore grintoso per dare personalità a una squadra, aggiornando così la statistica che vede i rossoneri sempre perdenti quando vanno sotto.
Hanno provato poi a raggiungere il pari con Kalinic sotto rete in avvio di secondo tempo, e poi anche con qualche buona giocata di Suso, ma il Verona (che era partito senza punte vere, con il solo Cerci supportato da Valoti e dopo mezz’ora ha perso entrambi per infortunio) ha mostrato in contropiede tutta la freddezza e la velocità che è mancata al Milan e proprio con i subentrati: su discesa e cross di Bessa, va in gol Kean (assistito di Raiola), sull’ennesima discesa di Romulo fa tripletta lo stesso Bessa, rilanciando le speranze dei suoi, in netta ripresa. Il Milan al contrario appare inerme, alla mercé di chiunque ne voglia approfittare, mentre quando ha la palla semplicemente corre troppo poco o troppo lentamente per sorprendere l’avversario. E qui entra prepotentemente il tema della preparazione atletica: il principale motivo per cui ha perso il posto Montella, la prima urgenza sulla quale doveva (deve) intervenire Gattuso. Che però non ha molto tempo. La giornataccia si conclude con l’espulsione di Suso (decisa dopo consulto della Var) per un pestone a Verde. Salterà l’Atalanta che, in queste condizioni, sembra un piccolo Everest.