Ikea e Fisco, un miliardo di tasse in meno nel paradiso olandese
Margrethe Vestager continua a usare il pugno di ferro contro le multinazionali con la cattiva abitudine di pagare meno tasse del dovuto. Nel mirino della commissaria danese responsabile per la Concorrenza questa volta è finita l’Ikea. L’Antitrust Ue ha aperto un’inchiesta approfondita per verificare se il gruppo svedese abbia beneficiato di aiuti di Stato illegali attraverso due accordi fiscali (tax ruling) stipulati con l’Olanda. Grazie a una complessa rete di imprese, Ikea avrebbe spostato denaro e profitti tra Olanda, Lussemburgo e Liechtenstein. Il meccanismo avrebbe permesso al gruppo di mobili low cost di eludere circa un miliardo di tasse tra il 2009 e il 2014, attraverso due fondazioni con sede in Lichtenstein e in Olanda, secondo uno studio dei Verdi all’Europarlamento realizzato nel 2016.
«Tutte le società, grandi o piccoli, multinazionali o no, devono pagare la loro giusta parte di tasse — ha affermato Vestager — Gli Stati membri non possono lasciare alcune imprese pagare meno tasse permettendo loro di trasferire artificialmente i loro profitti altrove». E ha annunciato «un esame minuzioso del trattamento fiscale che l’Olanda ha applicato a Inter Ikea», cioè la società che gestisce il marchio e i concetti dei negozi Ikea nel mondo, ricevendo il 3% del loro fatturato dalla casa madre. Ma secondo Ikea ha gli accordi fiscali con il governo olandese «non violano» le normative Ue. «È positivo che l’indagine possa chiarirlo e confermarlo», sostiene la società fondata da Ingvar Kamprad. Sulla stessa linea il governo dei Paesi Bassi, che si è dichiarato pronto a «cooperare con le indagini per stabilire se ciò implichi un aiuto di Stato e se gli accordi con Inter Ikea siano conformi alle linee guida dell’Ocse».
Dal 2013 Bruxelles ha esaminato più di mille accordi fiscali. Ad oggi sono state chiuse 5 indagini, che coinvolgono 4 Stati membri e quasi 40 aziende, comprese Apple, Starbucks, Fiat e Amazon.