«Ho tre figli, un lavoro, ma non ci sono aiuti»
Ho 3 figli e un lavoro di responsabilità in una grande azienda. Tempo pieno, e ufficio a 60 km da casa. Una volta a settimana riunioni nella sede centrale distante 150 km. Ma diciamoci la verità, noi donne che lavoriamo quali agevolazioni abbiamo? La tata? Assunta a tempo indeterminato, 26 ore a settimana. Sei euro/ora, tredicesima, Tfr, ferie, festività, festività pagate con maggiorazione se di domenica, contributi: costo circa a 12 euro/ora. Fin qui andrebbe tutto bene ma poi iniziano i problemi di un contratto studiato come se il datore di lavoro non fosse una famiglia, ma un’azienda. Giorni di ferie? Alla tata 26 giorni l’anno. Io ne ho 22, quindi 4 devo prenderli di permessi non retribuiti. Malattia? 15 giorni l’anno a carico del datore di lavoro. Ci si mettono poi i sindacati che consigliano quanti giorni stare a casa per prendere più soldi possibile. I bambini? Altri permessi da prendere. Visite mediche? 10 ore l’anno, e le ore comprendono non solo il tempo di visita ma anche il tempo per recarsi alla visita. L’asilo e la scuola sono gratuite. Ma i pasti? 5 euro a bambino, senza agevolazioni per i fratelli. Ho scritto al sindaco, nessuna risposta. Cosa servirebbe davvero? Malattia e permessi per tata pagati dall’Inps e non dal datore di lavoro, sindacalisti che si ricordano che la controparte della tata è una famiglia, non un’azienda. Agevolazioni mensa per chi ha più bimbi. È chiedere troppo? So solo che oggi per chi sceglie di fare figli e mantenere il lavoro i costi sono quasi insostenibili. Pubblichiamo la lettera di Lucia, una donna lavoratrice, madre di tre figli: per mantenere la sua professione affronta costi molto alti