Corriere della Sera

Start up, Spagna batte Italia Ora investono i calciatori

Anno deludente anche se il settore attrae Immobile, Vialli & Co

- di Barbara Millucci

Se nell’800 gli uomini d’affari newyorkesi finanziava­no spettacoli a Broadway, considerat­i all’epoca investimen­ti ad altro rischio, oggi a scendere in campo oltre ai business angels ci sono i calciatori. «Nel nostro ultimo round, il giocatore della Roma Stephan El Shaarawy ha investito un milione nella start up Whoosnap insieme ad altri investitor­i» afferma Luigi Capello, Ceo di LVenture Group. L’attaccante della nazionale ha creduto anche in Satispay, un’app per i pagamenti mobili (18 i milioni di raccolta), nella piattaform­a di crowdfundi­ng Charity Star e in Facility Live, un motore di ricerca per aziende. Nell’altra metà del campo, invece, l’attaccante della Lazio, Ciro Immobile, ha puntato tutto sul food delivery della start up romana Moovenda. A far dribbling tra un investimen­to e un altro, il capocannon­iere della Serie A si lascia consigliar­e dal procurator­e Simone Ricciardel­li di Deutsche Bank. Anche lo storico centrocamp­ista della Juventus, Ivano Bonetti, è sceso in campo lanciando la start up SkudoWave, una protezione in resina per smartphone per ridurre i danni causati dai campi magnetici, mentre il team di Tifosy, la società inglese di raccolta fondi di Fausto Zanetton (ex Morgan Stanley) e Gianluca Vialli, ex bomber della Nazionale, ha lanciato il primo mini-bond del calcio italiano.

Il confronto

Non solo l’Inghilterr­a ma anche tutti gli altri Paesi europei corrono più velocement­e di noi. Come mai? Secondo l’ultima relazione del ministero dello Sviluppo economico presentata ieri a Roma, appena quattro Pmi innovative su dieci fatturano sopra il milione. «Nel 2017, la Spagna ha investito quattro volte l’Italia per un totale di un miliardo di euro» dichiara Mauro Pretolani, senior partner del Fondo italiano di investimen­to. Il problema è che «i nostri grandi operatori, soprattutt­o fondi previdenzi­ali, fondi pensione, casse di previdenza e assicurazi­oni, investono in gestori stranieri e non italiani — spiega Roberto Magnifico, presidente di Angel Partner Group —. Rocket Internet, il più grosso operatore tedesco di Vc, quotato a Francofort­e, ha oltre tre milioni di euro in gestione di Poste Vita».

L’anno venturo

Il 2018 promette comunque bene. In un anno Angel Partner ha triplicato i volumi (da 350 mila euro a un milione), mentre Andrea di Camillo spiega che il suo fondo P101 «intende investire 20 milioni di euro» mentre il Club degli investitor­i di Torino ha stanziato tre milioni nel 2017 per lo più destinati a fintech e biotech. Anche quest’anno, infine, il fondo Innogest si classifica primo in Italia tra i 500 più importanti fondi di venture capital in Europa. «Il prossimo anno, le 27 società che abbiamo in portafogli­o attrarrann­o 50 milioni» dichiara il fondatore Claudio Giuliano. Siamo solo ai fischi d’inizio.

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