Corriere della Sera

La lingua della tv

- di Paolo Conti

I motti di Mike, Arbore e le gag «È lui o non è lui?» di Greggio E poi la grammatica dei talent: quando la television­e accresce il vocabolari­o di nuovi termini

La linguista Della Valle Il piccolo schermo è stato un elemento unificante che ha fatto superare la schiavitù dei dialetti

Il linguista Antonelli La pubblicità ha avuto il merito di trasformar­e alcuni slogan in veri proverbi popolari

Cosa unisce due universi lontanissi­mi come Nunzio Filogamo e X Factor? Il loro contributo alla lingua italiana attraverso la tv, fenomeno che lo straordina­rio successo di Indietro tutta

30 e l’ode (stasera si concluderà alle 21 con la seconda e ultima puntata su Rai2) ha riproposto a milioni di italiani. Cioè la capacità del mezzo televisivo di arricchire la lingua con espression­i e modi di dire. Nunzio Filogamo è il padre dell’immortale «Cari amici vicini e lontani», nato alla radio col Sanremo ’52 ma poi utilizzato per decenni in tv. L’ultimo X Factor ha imposto, lo ha spiegato il nostro critico televisivo Aldo Grasso, l’icsfactore­se: «spaccare», «percorso», «figata», «cazzoh», «superarsi».

Insomma, l’italiano dal secondo dopoguerra a oggi senza tv sarebbe impensabil­e. Spiega la linguista e lessicogra­fa Valeria Della Valle: «La tv ha influito positivame­nte sull’italiano soprattutt­o all’inizio, come elemento unificante della lingua per superare la schiavitù dei dialetti. Poi ha inserito termini e locuzioni. Il “Niente po’ po’ di meno che” inventato da Mario Riva per indicare l’arrivo di un ospite illustre è stato poi sfruttato come “grande novità”. Un fantastico produttore è stato Mike Bongiorno, a partire da “Allegria” passando per “Esatto”. Era di cultura americana, tradusse letteralme­nte il significat­o di “ok”. Prima dei suoi quiz nessuno lo usava. Poi “Colpo di scena”, “Fiato alle trombe” e “Quale busta, la uno, la due o la tre?”». Tutto questo, sostiene Della Valle, «è sintomo di vitalità dell’italiano, della sua capacità di reagire all’omologazio­ne, alla banalizzaz­ione. Esistesse un premio speciale, lo darei ad Arbore e al suo gruppo per la ricchezza di proposte, con gratitudin­e per aver spiegato ridendo che “i film-s” non diventano plurali inglesi nella nostra lingua, basta “i film”».

Ad Arbore e alla sua banda dobbiamo Indietro tutta!, amatissimo dal giornalism­o e dalla politica, «Ma la notte no», «Vengo dopo il tg», «La vita è tutta un quiz», «Ragazze Coccodè», i «Separati in casa» di Pazzaglia (prima non esisteva), «C’è chi c’ha», il fortunato «Cacao Meraviglia­o»: nel 1987 il compassato settimanal­e Epoca uscì con un inserto speciale intitolato «Epocao» col glossario di Arbore, Frassica e compagni. Le espression­i sgorgate dalla tv sono sterminate. Topo Gigio creò «Ma cosa mi dici mai?», Febo Conti «Chi sa chi lo sa», Peppino De Filippo-Pappagone «Ecque qua», Gianni Minà escogitò «Il bello della diretta» adattabile a mille occasioni, Casa Vianello sintetizzò le ripetitivi­tà matrimonia­li con «Che noia, che barba, che noia…», Raffaella Carrà significa «Carrambata», una sorpresa spettacola­re. Corrado Guzzanti tirò fuori «Quelo» e «La seconda che hai detto», Ezio Greggio a Striscia la notizia ha brevettato «È lui o non è lui?». Materiale espressivo frutto di un incontro tra fantasia, lingua, cultura diffusa, costume, mode commercial­i, sentimenti, divertimen­to.

Per Giuseppe Antonelli, docente di Linguistic­a Italiana all’università di Camerino, «la television­e è stata un potente mezzo di italianizz­azione in una società ancora fortemente dialettofo­na. Spesso si cita

Non è mai troppo tardi ma la vera grammatica condivisa è stata quella implicita nel mezzo televisivo, nella lingua utilizzata. Aggiungere­i ciò che è giunto con la pubblicità, per esempio “Non è vero che tutto fa brodo”, da tempo storicizza­to e che ha ormai pari dignità di un proverbio popolare e dimostra la capacità di profonda penetrazio­ne della tv anche negli strati più popolari». Ultimament­e, afferma Antonelli, le cose sono cambiate: «Umberto Eco distinguev­a tra Paleo tv, fino al ’76, e poi Neo tv. L’attuale Neo tv non riesce più a produrre termini o vocaboli ma si limita a registrarl­i e a riproporli, come è accaduto in X Factor e come ha raccontato Aldo Grasso. La tv sembra aver abdicato a un ruolo storico, limitandos­i a distribuir­e dallo schermo materiale gergale ormai già sbiadito».

 ??  ?? Ezio Greggio Molto imitato il tormentone: «È lui o non è lui? Certo che è lui» Raffaella Carrà Ormai il vero sinonimo della parola sorpresa è «Carrambata» Corrado Guzzanti Tirò fuori «Quelo» e «La seconda che hai detto»
Ezio Greggio Molto imitato il tormentone: «È lui o non è lui? Certo che è lui» Raffaella Carrà Ormai il vero sinonimo della parola sorpresa è «Carrambata» Corrado Guzzanti Tirò fuori «Quelo» e «La seconda che hai detto»
 ??  ?? Gianni Minà Suo il copyright di «Il bello della diretta», poi usato e abusato da tutti
Gianni Minà Suo il copyright di «Il bello della diretta», poi usato e abusato da tutti
 ??  ?? Topo Gigio La frase simbolo del pupazzo: «Ma cosa mi dici mai?»
Topo Gigio La frase simbolo del pupazzo: «Ma cosa mi dici mai?»
 ??  ?? L’ammiraglio Renzo Arbore (80 anni) vestito da ammiraglio ai tempi di «Indietro tutta!» (1987-1988)
L’ammiraglio Renzo Arbore (80 anni) vestito da ammiraglio ai tempi di «Indietro tutta!» (1987-1988)
 ??  ?? Mike Bongiorno Tra le sue hit «Allegria», «Esatto», «Quale busta: la uno, la due, la tre?»
Mike Bongiorno Tra le sue hit «Allegria», «Esatto», «Quale busta: la uno, la due, la tre?»
 ??  ?? Sandra e Raimondo Perfetta sintesi matrimonia­le: «Che noia, che barba, che noia…»
Sandra e Raimondo Perfetta sintesi matrimonia­le: «Che noia, che barba, che noia…»
 ??  ?? Nunzio Filogamo «Cari amici vicini e lontani» è stato il suo mantra
Nunzio Filogamo «Cari amici vicini e lontani» è stato il suo mantra

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