Corriere della Sera

Tre fratelli, una nuova vita

Pescara, i due fratelli maggiori al lavoro nel locale del padre

- di Virginia Piccolillo

Mamma Nadia e papà Sebastiano non ci sono più, travolti dalla frana. I figli Riccardo e Piergiovan­ni con il piccolo Edoardo ora riaprono la loro pizzeria.

Edoardo era sotto la neve a Rigopiano. Ha gridato e chiesto aiuto. Lo hanno portato via in braccio mentre cercavano, invano, mamma e papà. Oggi però Edoardo non piange più. Fa festa. La pizzeria, aperta esattament­e cinque anni fa da suo padre, riapre. I suoi fratelli Riccardo e Piergiovan­ni ce l’hanno fatta. E c’è da farsi abbracciar­e e baciare da tutta Loreto Aprutino (nel Pescarese) e distribuir­e a tutti pizzette e un po’ di serenità.

«È il più forte di noi. È lui che ci dà la carica. È lui che ci ha spinto a riaprire . E da oggi tutto cambia. Da oggi ci rialziamo», dice orgoglioso, e senza un briciolo di autocommis­erazione, Riccardo Di Carlo, spolverand­osi via la farina dalla camicia da chef a poche ore da una inaugurazi­one che ha commosso tutta la cittadina. Settemila anime strette con affetto intorno ai tre fratelli, Riccardo 20 anni, Piergiovan­ni 18 ed Edoardo, che ne ha appena 10, ma ha un entusiasmo travolgent­e che non si fa sconfigger­e da ciò che ha subìto. E costringe anche i fratelli maggiori a guardare in avanti: «La rabbia non passa. Ma la rabbia logora e basta: è inutile», dice Riccardo.

Meglio andare oltre. Sul sentiero tracciato da papà Sebastiano e mamma Nadia Acconciame­ssa. Per questo ieri sera le porte del «Via Veneto», nella piazza principale di Loreto, sono state spalancate di nuovo.

Dopo la proiezione di un video, montato da un amico, che ricordava tutta la storia dei coniugi, amatissimi in paese: «Era gente di piazza — spiega Riccardo — conoscevan­o tutti e si interessav­ano di ciascuno. Soprattutt­o mio padre. Era amico di tutti. E tutti ci sono stati vicinissim­i in questi mesi. Ci hanno rincuorato e spinto a non mollare».

Ce ne è voluto di coraggio. Non per decidere di ripartire, ma per superare le tagliole della burocrazia. «Avremmo riaperto il giorno dopo —, dicono i fratelli Di Carlo —, passavamo davanti a quelle porte chiuse e ci faceva brutto. Siamo cresciuti lì dentro: dopo la scuola e i compiti, anche noi andavamo ad aiutare».

Il locale andava bene. Quelle mini-pizze da asporto erano molto popolari. I genitori avevano aperto anche un altro locale a Penne. A due passi dal resort di Farindola dove erano andati per trascorrer­e un

Edo ha 10 anni ma è il più forte di noi: è lui che ci dà la carica

weekend e una sola notte, assieme a una coppia di amici, anche loro morti nel crollo. I ragazzi avrebbero voluto riaprire anche quello. Ma i proprietar­i delle mura invece di andare incontro a questi giovani sfortunati gli stanno ponendo un po’ di difficoltà, che Riccardo e Piergiovan­ni «sperano si possano superare».

Intorno, amici, parenti e semplici conoscenti cercano di sostenerli e appianare ogni problema. «Adesso vogliamo restituire tutto il bene che abbiamo ricevuto in questi mesi difficili — dicono —. Abbiamo aperto nel giorno in cui papà avrebbe compiuto 50 anni. Ringrazier­emo chi ci è stato vicino con il sorriso e le “pizzette” che lui ci ha insegnato a fare».

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 ??  ?? Insieme Riccardo e Piergiovan­ni Di Carlo, 20 e 18 anni, con le «pizzette» del locale fondato da loro padre, morto a Rigopiano
Insieme Riccardo e Piergiovan­ni Di Carlo, 20 e 18 anni, con le «pizzette» del locale fondato da loro padre, morto a Rigopiano

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