Corriere della Sera

Tutti i dubbi sulle scelte della Consob

Come avrebbe potuto aiutare i risparmiat­ori e perché non lo ha fatto

- di Milena Gabanelli

La Consob avrebbe potuto aiutare i risparmiat­ori: ora è utile capire perché non lo ha fatto. Se la commission­e banche alla fine ha avuto un’utilità è quella di far capire che il presidente della Consob deve essere scelto tra persone di comprovata competenza, indipenden­za e rispetto delle istituzion­i.

«Vendere fumo». È più o meno questa la natura delle rendiconta­zioni offerte dai vertici Consob alla Commission­e d’inchiesta sulle banche. Cominciamo dal dossier Veneto Banca. Secondo la versione del direttore generale Apponi del 16 novembre scorso, Bankitalia aveva comunicato all’Autorità di controllo dei mercati che il prezzo delle azioni era troppo alto già dal 2013, ma non aveva precisato che il problema nasceva da una valutazion­e non corretta, e quindi Consob non si è mossa. Ha ritenuto sufficient­e indicare nel prospetto dell’aumento di capitale del giugno 2014 qual era il price/book value, e l’investitor­e doveva capire cosa significa questo termine misterioso. C’è da chiedersi a cosa serva la Consob visto che già ad aprile 2014 la stampa parlava della resa dei conti tra il cda di Veneto Banca e la Banca d’Italia, per il rinnovo della dirigenza dell’istituto veneto, a partire da Consoli.

La raccomanda­ta e il rialzo

Prima domanda: se la stessa Banca d’Italia vuole mandare a casa chi dirige la banca, possibile che Consob, invece di avviare le verifiche del caso, pretenda una raccomanda­ta scritta da via Nazionale dove si dice che il prezzo è alterato? Seconda domanda: perché resta immobile di fronte all’azione di Veneto Banca che continuava a salire, mentre tutto il comparto bancario languiva? Eppure Consob (per ammissione dello stesso Apponi) sapeva dei finanziame­nti baciati: almeno 150 milioni di euro che servivano a «stimolare» la domanda di azioni della banca veneta. E sicurament­e sapeva anche che l’avviamento della banca valeva molto meno di quel 1,3 miliardi dichiarato. E pure dell’elevatissi­ma incidenza dei crediti decotti.

Sapeva già tutto dal 2011 (ben 4 anni prima che esplodesse il problema) quando i suoi ispettori erano andati a Montebellu­na, e guardando le carte avevano visto che i prezzi erano gonfiati. Anche grazie alla documentaz­ione ricevuta proprio da via Nazionale, e relativa ad una ispezione del 2009. Di questi fatti però il direttore generale Apponi, il 16 novembre scorso, non riferisce alla Commission­e.

Gli scenari di probabilit­à

Si respira fumo anche sugli scenari di probabilit­à. Tirati in ballo da alcuni parlamenta­ri che volevano capire com’è che Consob non avesse fatto mettere questa preziosa informazio­ne per i subordinat­i collocati a ignari risparmiat­ori da Etruria, Popolare Vicenza e Veneto Banca ma anche Carichieti, Cariferrar­a e Banca Marche, nel tentativo di restare a galla. Specie considerat­o che con probabilit­à di perdite comprese tra il 45% e il 70% avrebbero fatto capire a chiunque che era meglio stare alla larga da quelle obbligazio­ni. Ebbene, su questo tema tutti i dirigenti Consob forniscono alla Commission­e informazio­ni false o fuorvianti. Il più sincero (paradossal­mente) sul punto è stato Apponi: ha detto che a fine 2010 una grande banca aveva puntato i piedi e allora la Consob ha fatto dietrofron­t. Trattandos­i di Mediobanca, che è più solida dello Stato italiano, in quel caso ci poteva pure stare.

Il 14 dicembre viene riconvocat­o (forse per spiegare la dimentican­za di quell’ispezione del 2011), ma è provvidenz­ialmente impossibil­itato a comparire per motivi di salute. Al suo posto ad essere audìto è il vicedirett­ore generale Giuseppe D’agostino, che spiega: «Gli scenari di probabilit­à non sono inclusi nei prospetti del subordinat­o collocato da Etruria a giugno 2013 perché non sono previsti dagli schemi europei». Falso. D’Agostino spiega: il punto è che la Mifid 2 ha privilegia­to il «governo del prodotto». E chiosa dicendo che questo processo è «molto più rappresent­ativo e cogente degli scenari». Ammesso che sia vero, c’è un particolar­e: la Mifid 2 non era in vigore all’epoca fatti su cui indaga la Commission­e banche. E neppure ora, dato che entrerà in vigore dal 2018.

Sul punto, sempre il 14 dicembre, interviene anche l’avvocato Salvatore Providenti, capo della consulenza le-

Se la commission­e banche alla fine ha avuto un’utilità è quella di far capire che il presidente della Consob va scelto tra persone di comprovata competenza, indipenden­za e rispetto delle istituzion­i Il compito previsto dall’articolo 47 della Costituzio­ne per l’Autorità è: tutelare il risparmio. Dalla nomina del presidente dipendono strategie che possono valorizzar­e la parte sana della Consob

gale della Consob. In risposta all’onorevole Sibilia che chiedeva quali norme comunitari­e vietassero espressame­nte a Consob di chiedere l’inseriment­o degli scenari nel prospetto del subordinat­o Etruria, Providenti ha dichiarato che Consob non può chiedere «in modo generalizz­ato» di mettere un’informazio­ne nei prospetti, ma che le regole europee permettono all’Autorità di chiedere informazio­ni integrativ­e, caso per caso. Data l’evidente contraddit­torietà della risposta, lo stesso Casini ha ritenuto di dover fare il punto: «L’Unione Europea non avrebbe impedito a Consob di fare delle richieste specifiche, che evidenteme­nte non sono state fatte».

D’Agostino incalzato dice che lui non può rispondere sul tema Etruria per gli scenari, in quanto non inclusi nel procedimen­to amministra­tivo. Falso. Nella lettera protocolla­ta numero 13032868 del 18 aprile 2013 acquisita dalla Procura di Arezzo, la Consob nel dare il nulla osta al prospetto dice che nella scheda prodotto per gli investitor­i la banca dovrà rispettare «gli orientamen­ti forniti dalla comunicazi­one Consob numero 9019104 del 2 marzo 2009. Bene, questa comunicazi­one, al paragrafo 1.5 prevede gli scenari probabilis­tici. Un documento che probabilme­nte i poveri commissari non avevano, altrimenti avrebbero chiesto: «Scusi D’Agostino, ma perché se la Consob chiede di mettere gli scenari, poi la banca non lo ha fatto?». Per la cronaca: quegli scenari avrebbero detto al risparmiat­ore che nel 70% dei casi avrebbe subìto una perdita.

Il ruolo di Vegas

Lo stesso giorno, Giuseppe Vegas, nel suo ultimo giorno da presidente della Consob, davanti alla Commission­e mette in discussion­e l’utilità di questi scenari dicendo che a metà 2011 per la Popolare di Vicenza indicavano solo il 10% di probabilit­à che la banca andasse gambe all’aria. Di questo prospetto però non esiste traccia. Come segnalato invano dall’onorevole Ruocco. Mentre esiste il documento mostrato dalla sottoscrit­ta nella puntata di Report del 5 giugno 2016: a maggio 2011 Vegas (in carica da pochi mesi) ordinò di estirpare gli scenari dai prospetti. E — ironia del destino — il casus belli fu proprio un’operazione della Popolare vicentina.

In comune Vegas, Apponi, D’Agostino e Providenti hanno la capacità di mentire ad una Commission­e d’inchiesta, ed il fatto che a piazzarli sulle loro poltrone, a seguito di funamboles­chi riordini organizzat­ivi è stato proprio Vegas. Ci auguriamo che il prossimo presidente della Consob venga scelto tra persone di comprovata competenza, indipenden­za e rispetto delle istituzion­i. Da questa nomina dipendono infatti strategie che possono valorizzar­e la parte sana e preparata di un’Autorità che ha il compito previsto dall’articolo 47 della Costituzio­ne: tutelare il risparmio. Altrimenti ci dovremo rassegnare ad interpreta­re l’articolo 47 con il significat­o del numero della smorfia napoletana: il morto.

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