Corriere della Sera

Il Senato cambia le regole Non potranno più nascere i gruppi dei «transfughi»

Passa la riforma bipartisan: lite sul no all’allattamen­to in Aula

- Dino Martirano

È la rivincita del Senato. In coda alla legislatur­a in cui la Camera alta ha rischiato di essere azzerata (se avesse vinto il Sì al referendum), l’assemblea di Palazzo Madama si autoriform­a con il consenso di tutti i partiti. Il nuovo regolament­o del Senato approvato dall’aula snellisce l’iter delle leggi, limita l’ostruzioni­smo, taglia i tempi, valorizza i lavori delle commission­i e, soprattutt­o, pianta robusti paletti per arginare i «cambi di casacca» finalizzat­i alla nascita di nuovi gruppi con sigle diverse da quelle che hanno partecipat­o alle elezioni.

Con le nuove regole non sarebbero mai potuti nascere, ad esempio, i gruppi del Nuovo centrodest­ra di Alfano, quello di Ala di Denis Verdini e pure Mdp di Bersani e di D’Alema. In futuro, chi vorrà promuovere una scissione avrà due opzioni: traghettar­e in un gruppo già esistente oppure finire nel Misto.

È stata cancellata la pausa pranzo lunga che fin qui ha permesso ai senatori di riprendere

I voti segreti I verdiniani tentano il blitz con i voti segreti Napolitano: «È stato fatto un miracolo»

i lavori alle 16.30. Bocciata, invece, la proposta del M5S che avrebbe consentito alle neomamme senatrici di allattare in Aula: «Sarebbe un privilegio che non hanno le altre donne che lavorano», ha detto l’azzurro Francesco Nitto Palma. E anche l’ex grillina Laura Bignami (Misto) ha detto che sarebbe stato complicato «cambiare i pannolini aula ai poppanti». Dalla Camera, però, si è fatta sentire Laura Ravetto (Forza Italia) che aspetta un bambino: «È da trogloditi dire che sarebbe un privilegio. Hanno paura del seno nudo di una donna che allatta?».

Con il nuovo regolament­o si è compiuto «una specie di miracolo», ha scritto il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo messaggio di rallegrame­nti inviato al relatore Roberto Calderoli (Lega) che, però, ha voluto incrinare il clima natalizio istaurato in Aula con una battuta aspra contro chi ha provato a cancellare il Senato: «Grazie all’ex premier Renzi e alla sottosegre­taria Boschi perché con la loro assenza hanno consentito l’approvazio­ne del regolament­o». In realtà, il «miracolo» è «merito di tutti», ha detto il capogruppo del Pd Luigi Zanda che per molti mesi ha presieduto il comitato ristretto composto da Calderoli, da Anna Maria Bernini (Forza Italia) e da Maurizio Buccarella (Cinque Stelle).

Il presidente del Senato Pietro Grasso — che istituì quel comitato ristretto ben prima di immaginare di cambiare partito (eletto nel Pd oggi è nel Misto, ma è il leader di Liberi e uguali) — rivendica un ruolo nel varo del Regolament­o: «Senza forzature, con il contributo di tutti, abbiamo fatto una riforma straordina­ria che ha anche ripreso il “decalogo” da me proposto alla giunta del Regolament­o».

Per paradosso, e lo hanno fatto notare Doris Lo Moro e Lorendana De Petris (LeU), il partito di Grasso potrebbe non avere un gruppo autonomo anche se a marzo supererà abbondante­mente la soglia del 3% perché il minimo per costituire un gruppo rimane fissato a 10 senatori.

Il verdiniano Lucio Barani (Ala) ha provato in tutti i modi, chiedendo una raffica di voti segreti, a far impallinar­e il regolament­o ma alla fine, come ha ribadito l’azzurro Maurizio Gasparri, è prevalso l’appoggio convinto al «miracolo»: 171 sì e 37 no.

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