Corriere della Sera

Il gemello (sano) di Spelacchio

Mantova, l’abete del Trentino come quello inviato a Roma «Ma è forte e non costa nulla»

- DAL NOSTRO INVIATO Alessandro Fulloni

L’abete ROVERBELLA (MANTOVA) svetta al centro di piazza Italia, rigoglioso, solido, verdeggian­te. Addobbo natalizio sobrio ma elegante: palle bianche di Natale acquistate con il ricavato di una tombola cittadina. A differenza di quel che è successo a Roma con «Spelacchio», qui a Roverbella, borgo nel Mantovano di ottomila anime a metà strada tra il Garda e la sponda sinistra del Po, all’albero non hanno dato un nome esatto «ma forse perché non ce n’è alcun motivo: sta bene, è evidente che è in ottima salute» sorride Antonella Annibalett­i, 47 anni, sindaca da tre, eletta in una lista civica orientata verso il centrosini­stra.

La robusta conifera è parente strettissi­ma dell’albero piantato dal Campidogli­o a piazza Venezia dove è clinicamen­te morto pochi giorni fa in circostanz­e che restano ancora vaghe. La carta d’identità dei due fusti è assai simile. Entrambi «vengono dalla stessa foresta dietro Cavalese», spiega Giacomo Boninsegna, presidente — anzi «scario», come dicono in Trentino — della «Magnifica comunità di Fiemme», l’ente che si occupa della gestione del verde montano. L’abete sistemato nel centro di Roverbella viene da val Cadino, «Spelacchio» aveva le radici piantate nel bosco di Trodena, poco lontano. Lo stesso da dove è giunto un terzo tronco che troneggia, anche questo in ottima salute, a Porto Mantovano, altro paesotto che sotto le Feste ha chiesto aiuto alla «Magnifica».

Boninsegna non sa spiegarsi cosa sia accaduto al suo albero spedito nella Capitale: «Lo abbiamo consegnato in ottime condizioni. Tutto quello che è successo poi mi ha avvilito».

Il trasporto dell’abete a Roverbella è costato 800 euro raccolti dall’associazio­ne di volontaria­to «Nuova Grinta» dopo la vendita di dolcetti, pigne dipinte e una tombolata al bar. «Un’iniziativa giunta al terzo anno» spiega la presidente Lauretta Pedrazzoli «da tanti anni amica di famiglia» dello «scario» Boninsegna a cui «nel 2015 ho chiesto se potesse darci un albero di Natale della Val di Fiemme». Inevitabil­e il confronto delle cifre con Roma, dove per l’arrivo di «Spelacchio» — comunque più ingombrant­e del «fratellino» mantovano, vista la sua altezza: 23 metri contro 11 — l’amministra­zione capitolina ha speso circa 50 mila euro.

«Ma il comune di Roverbella non ha versato un centesimo» rivendica la sindaca Annibalett­i — a lungo nella Caritas, laurea in Giurisprud­enza e consulente di studi notarili, «papà e mamma contadini, gente che lavorava la terra» specifica con orgoglio — «perché la sistemazio­ne in piazza Italia è stata fatta a titolo gratuito da un’associazio­ne di protezione civile, “la Molinella”. Una festa cittadina per cui nessuno ha voluto un compenso, da chi ha messo a disposizio­ne la gru agli elettricis­ti che hanno acceso le luminarie».

Dal suo ufficio affacciato proprio sull’abete, la prima cittadina non vuole puntare il dito contro la collega Virginia Raggi. Anzi. «A lei va la mia solidariet­à. Quel che è successo a Spelacchio — scuote la testa dubbiosa — per me resta un mistero. Mi sembra abbastanza anomala una morte così. Magari l’hanno avvelenato...».

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(Lapresse) In piazza A destra, l’abete rosso trentino nel centro di Roverbella (Mantova). Sopra, «Spelacchio» in piazza Venezia a Roma
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Sindaca Antonella Annibalett­i, 47 anni, prima cittadina di Roverbella, in provincia di Mantova

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