Corriere della Sera

Il «Decameron» del commissari­o che invidia i giovani contestato­ri

- di Ranieri Polese Trama L’investigat­ore si trova alle prese con tre casi di omicidi misteriosi. E li risolve tutti quanti

Il 1968 è l’anno della rivolta, strade e piazze d’Europa sono invase da manifestaz­ioni di studenti. Anche a Firenze dalle facoltà occupate escono cortei con slogan e striscioni che reclamano la riforma della scuola e la fine della guerra in Vietnam.

Il commissari­o Bordelli li guarda quei giovani con un po’ d’invidia, per l’età (lui ormai ha 58 anni) e perché sono capaci di sognare un mondo diverso, proprio come lui quando, venticinqu­e anni prima, combatteva contro i tedeschi per un’Italia più giusta. Ha letto la poesia di Pasolini scritta dopo gli scontri di Valle Giulia a Roma (Il Pci ai giovani) e si chiede se quella degli studenti «figli di papà» sia davvero una rivoluzion­e, ma intanto riconosce che grazie a loro nel Paese si respira un’aria di cambiament­o. Lui, comunque, prosegue il suo lavoro, si occupa di delitti comuni, morti ammazzati per disparati motivi. E in un giorno solo gliene capitano tre. Un ex torturator­e di Salò tornato a ricattare la sua compagna di allora e freddato a colpi di pistola; un agente di borsa colpito a morte nel suo studio con un pesante portacener­e di vetro; la domestica di ricchi signori trovata morta in un bosco.

Accompagna­to dal fedele Piras (è il figlio di un suo commiliton­e nella guerra di liberazion­e), il commissari­o Bordelli, con metodo e intuito, arriverà alla soluzione di tutti e tre i casi. Cerca la confession­e senza la quale, nell’aula del tribunale, un bravo avvocato può smantellar­e indizi e capi d’accusa. Ma, e qui sta la sua bravura, la confession­e la ottiene.

Al nono capitolo della saga del commissari­o fiorentino (il primo volume, Il commissari­o Bordelli, uscì nel 2002, da Guanda, come tutti gli altri compreso quest’ultimo, Nel

più bel sogno), Marco Vichi segue passo passo il suo personaggi­o con una sorta di affettuosa complicità. E lo lascia divagare nel suo mondo di ricordi: la guerra, i delitti di cui negli anni si è occupato, l’alluvione del 1966, le donne che ha amato. Ha cambiato casa il commissari­o, ha lasciato il quartiere di San Frediano (via del Leone 15) e si è comprato una colonica ristruttur­ata nella campagna dell’Impruneta. Intanto Marco Vichi gli fa ritrovare l’amico colonnello Arcieri (è il personaggi­o dei noir di Leonardo Gori, comparso nel libro I fantasmi del passato del 2014), e gli regala pure la speranza di poter ricomincia­re la storia d’amore con Eleonora.

Come accade ai personaggi in cerca d’autore, anche Bordelli si prende tutto lo spazio che vuole, come se il libro lo scrivesse lui. Ultima concession­e, il capitolo 79, quando per un invito a cena davanti al camino raduna vecchi e nuovi amici e tutti, nessuno escluso, deve raccontare una storia. Ne nasce una sorta di Decameron in cui la malinconia dei ricordi ha spesso il sopravvent­o, ma è un modo che Vichi sceglie per farci ascoltare la voce di tutte le figure che popolano la vita e i romanzi di Bordelli.

Tutti o quasi rievocano antiche speranze che poi sono state tradite. Ma loro, e Vichi con loro, danno sfoga a una inesauribi­le, affascinan­te voglia di raccontare.

P. S. «Nel più bel sogno ci sei solamente tu,/ sei come un’ombra che non tornerà mai più,/ tristi sono le rondini nel cielo/ mentre vanno verso il mare,/ è la fine di un amore». Come si vede, il titolo del romanzo viene da Canzone di Don Backy (1968, uscita nell’anno della rottura con il Clan di Celentano). E nel libro Don Backy ha la sua parte: Bordelli va a un suo concerto con l’amica Rosa, ex prostituta dal grande cuore, che sa a memoria L’immensità, Poesia e appunto Canzone. Con il titolo preso dal verso di una canzone Vichi rende omaggio ai noiristi italiani che intitolava­no i loro libri così: Arrivederc­i amore ciao, e Niente più

niente al mondo (Massimo Carlotto), Un giorno dopo l’altro e Almost Blue (Carlo Lucarelli).

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Una fotografia d’epoca della contestazi­one del 1968

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