«Romanzo famigliare» Puccini protagonista di un affresco contemporaneo «Nella vita sono disorganizzata come nella fiction»
In arrivo La serie di Rai1 segna il ritorno alla regia televisiva di Archibugi
Ricorda Vittoria Puccini: ROMA «Con Oriana Fallaci ho conosciuto verità storiche che ignoravo. Lei era una sorta di Forrest Gump, ma consapevole: in prima linea negli eventi cruciali del Novecento. Un’esistenza straordinaria. Qui il ruolo si avvicina di più alla mia vita reale di madre, tanto che la Archibugi sul set ci lasciava improvvisare, ed era come vedermi allo specchio». Francesca Archibugi, regista e sceneggiatrice con Elena Bucaccio, ha scelto lei, l’attrice amata anche dal cinema (fra i «disposti a tutto» del film The
Place di Genovese era la vittima di violenze) per il suo ritorno alla regia di una fiction tv dopo 13 anni: da lunedì 8 gennaio su Rai1 sarà protagonista di Romanzo famigliare, sei prime serate coprodotte da Rai Fiction con Wildside.
«Un grande affresco contemporaneo, quasi un feuilleton ottocentesco che conferma la tendenza a proporre storie di qualità dai grandi ascolti, con una media del 22,5 per cento» sottolinea Eleonora Andreatta, alla guida di Rai Fiction, durante una presentazione affollata di uomini in divisa, e introdotta dalla ministra della Difesa, Roberta Pinotti. È infatti all’Accademia navale di Livorno, dove il tenente di vascello Agostino (Guido Caprino) rientra dopo una vita per mare, tentando di ricostruire una normalità con moglie e figlia sedicenne, che è ambientata la vicenda. «Il titolo strizza l’occhio a Romanzo criminale, lavoriamo da anni al progetto» aggiunge il produttore Lorenzo Mieli.
Romanzo famigliare (con la g, rimando al Lessico della Ginzburg) è una storia di lace- razioni e ricongiungimenti. Spiega Puccini: «Emma, il mio personaggio, che si allontanò dall’agiata famiglia di provenienza governata dal patriarca Giancarlo Giannini dopo essere rimasta incinta, deve a sua volta fare i conti con la gravidanza della figlia Micol. È in quel momento che si riscatta: da madre distratta e viziata di un’adolescente con maggior saggezza, a donna finalmente consapevole».
Prosegue: «Francesca ha messo nel film molto del suo vissuto. A Emma manca solo il cerchietto. Come madre di una bimba di 11 anni (Elena, nata dall’unione con Alessandro Preziosi, ndr) anch’io mi ritrovo. So cosa significa rotolarsi sul divano e abbracciarsi forte. Fra le due c’è un grande contatto fisico. E sono pure molto disorganizzata: a volte mia figlia Elena mi ricatta, “guarda che non ti dico dove hai messo la borsa”. Però sono al riparo dalle nevrosi. Sul set la regista mi ripeteva di toccarmi ossessivamente il viso, perché io di natura sono calma». Lo scambio dei vestiti è un altro rito che l’attrice ben conosce: «Elena è molto alta. Mi piace vederle addosso i miei abiti».
Quale futuro immagina per lei? «Non credo al refrain che tocchi per forza espatriare per costruirsi una vita dignitosa. Anche all’estero la cultura viene messa sotto i piedi. Serve uno sforzo collettivo, forse una legge vera e propria, per riaccendere l’interesse e la curiosità». Purtroppo anche le molestie sono un fenomeno mondiale: «Credo che sia importantissimo aver costruito un movimento di donne pronte alla denuncia. Oggi un uomo ci pensa due volte prima di fare avances. E già questo è un ottimo risultato. Il retaggio ha il suo peso, e non solamente nel cinema. Bisognerebbe educare i figli maschi al rispetto. Fargli capire che comportamenti un tempo ritenuti ambigui oggi sono inaccettabili. Se fosse accaduto a me? Per fortuna non è successo, ma posso capire ogni reazione: dalla fuga, al rimanere impietrite. A vent’anni non si è preparate».
Ancora cinema nel futuro: «A marzo inizierò le riprese di un film. Ed è in programma una fiction, sempre per Rai1. Il teatro? Esaltante. La tournée della Gatta sul tetto che scotta mi ha regalato belle emozioni. Ma è poco conciliabile con le attenzioni che mi richiede mia figlia». Fra cinema e tv, giù dalla torre? «Finalmente vedo un’osmosi, e una testimonianza è la firma di Francesca Archibugi su una fiction. Io uso lo stesso approccio. A cambiare sono i ritmi e le regole. La bellezza è diventata trasversale».