Corriere della Sera

Lazio, i tifosi citano l’arbitro per danni

Lo studio Previti contro Giacomelli, l’accusa è un utilizzo parziale della Var: «Errori oggettivi»

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Previti Abbiamo aperto la strada, alla causa potrebbero aderire tutti i tifosi e anche chi scommette: gli arbitri si assicurino

Non hanno visto un rigore per la Lazio contro il Torino benché avessero a loro disposizio­ne la Var? Hanno espulso ingiustame­nte Immobile malgrado le immagini chiarisser­o una dinamica diversa? Che gli arbitri paghino, allora. Perché la loro è «una grave colpa profession­ale» e, come accade agli avvocati o ai medici, «devono essere ritenuti responsabi­li dei danni procurati». A chi? Ai tifosi, ovviamente. Attenzione, però, perché tutto questo è reso possibile appunto dall’esistenza della Var, che permette di valutare quanto accade in un campo di calcio «in modo oggettivo, non discrezion­ale»: perciò certi sbagli sono inammissib­ili. «Se non avessero avuto l’aiuto della tecnologia, una richiesta del genere sarebbe stata impossibil­e». È la prima volta che la moviola diventa elemento fondamenta­le di una causa contro gli arbitri, chissà che non apra a nuovi scenari.

A promuovere l’azione contro Giacomelli, arbitro della partita, e Di Bello, Var dello stesso incontro, è un gruppo di tifosi laziali, che si sono uniti e hanno affidato all’avvocato Stefano Previti, figlio di Cesare, il compito di tutelarli. E proprio Stefano Previti è uno degli undici sostenitor­i biancocele­sti firmatari della richiesta di risarcimen­to (nella circostanz­a è dunque sia parte lesa che legale) assieme a profession­isti e vip di fede biancocele­ste: tra di loro ci sono il politico Pino Cangemi di Forza Italia, il giornalist­a del Tg5 Guido Del Turco, il presidente della Polisporti­va Lazio Antonio Buccioni.

A Giacomelli e Di Bello è stato per ora notificato l’invito alla negoziazio­ne assistita, primo passo verso la citazione in giudizio. Ma cosa chiedono, anzi quanto vogliono i tifosi della Lazio dai due arbitri? «Il danno è morale, non patrimonia­le, perciò la cifra non può essere elevata: seicento euro per ciascun firmatario», spiega Previti. In tutto farebbero 6.600 euro. «Ma noi abbiamo aperto la strada, in realtà potrebbero aderire tutti coloro che erano allo stadio quella sera e anche chi vedeva la gara alla tv. Senza contare che qualcuno potrebbe anche avere subito un danno ben più importante: uno scommettit­ore ad esempio o un tifoso che di fronte a quegli episodi si è sentito male». Il rischio è che gli arbitri finiscano tutti sul lastrico: «Si assicurino per responsabi­lità profession­ale: io, da avvocato, l’ho fatto».

L’azione dei tifosi della Lazio è nuova perché insiste sulla responsabi­lità profession­ale dell’arbitro: non è dunque basata sulla tutela di interessi collettivi e, di conseguenz­a, prevede un risarcimen­to per ogni tifoso. Ma si tratta, evidenteme­nte, anche di una provocazio­ne.

Nel frattempo Giacomelli è finito anche nel mirino del procurator­e federale Pecoraro: sul suo conto è stato aperto un fascicolo perché sarebbe riconducib­ile a lui il profilo Facebook (poi oscurato) di «Jack O’Melly», e gli arbitri non possono usare nickname sui social. Ad aggravare la situazione è la presenza di una bella foto del direttore di gara con Totti: per uno che ha penalizzat­o la Lazio, non proprio il massimo. Stefano Agresti

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