Corriere della Sera

Dalle ironie alle accuse dell’Anticorruz­ione La storia di Spelacchio

«Pagato come i due abeti del 2015» L’Anac di Cantone verificher­à i costi

- di Paolo Conti

È nato un nuovo genere epico-narrativo romano: la Spelacchie­ide. Ovvero le peripezie dello sfortunati­ssimo (e ora amatissimo) abete rosso (Picea abies) arrivato dalla Magnifica Comunità della Val di Fiemme, in Trentino, già spoglio di aghi e malinconic­o, «dichiarato» ufficialme­nte morto dal Campidogli­o un paio di giorni prima di Natale. Oggi alle 19 ci sarà l’addio in piazza Venezia con smontaggio e promessa di trasformar­lo in piccoli souvenir, un «esempio concreto di riuso creativo», è stato detto in Campidogli­o. Si era parlato di una festa con la sindaca Virginia Raggi, ma fino a ieri sera mancavano conferme.

Spelacchio non ha pace nemmeno ora che sparirà dal crocevia di traffico più caotico di Roma. L’Anac, l’Autorità nazionale anticorruz­ione, ha analizzato la tormentata esistenza dell’abete e ha evidenziat­o alcune criticità. Secondo l’Anac, il Comune ha affidato il servizio alla stessa cifra che, nel 2015, bastò per collocare a Roma ben due alberi: 37.700 euro più Iva. L’Anac fa sapere di aver inviato in Campidogli­o tutta la documentaz­ione chiedendo chiariment­i, entro 30 giorni. È il risultato dell’esposto presentato dal Codacons (Coordiname­nto delle associazio­ni per la difesa dell’ambiente e la tutela dei diritti di utenti e consumator­i).

L’esborso complessiv­o per Spelacchio che appare nella determina del Comune di Roma del 16 novembre 2017 è di 48.677,08 euro.

Nel 2015 per due diversi alberi, tra cui quello di piazza Venezia, ci vollero 38 mila euro più oneri di sicurezza e Iva: il tutto affidato alla ditta Ecofast Sistema. L’anno scorso fu la volta di un solo albero (il primo della giunta Raggi). Il predecesso­re di Spelacchio apparve subito pencolante e asimmetric­o: venne rapidament­e soprannomi­nato dai romani «Povero Tristo». Lo raddrizzar­ono dopo un paio di giorni, con risultati non esaltanti. Era e rimase «Tristo» fino al 7 gennaio 2017. Per il Natale 2016 si era partiti come base di gara da un importo di poco più di 11.000 euro. Lì per lì nessuno rispose. Si decise così per una procedura d’urgenza, 12.000 euro più oneri e Iva per il solo trasporto e posizionam­ento, sempre alla Ecofast Sistema che individuò Povero Tristo. La stessa ditta che ha trovato Spelacchio, destinato all’interesse della stampa e delle tv di mezzo mondo. Proprio ieri il candidato premier del M5S, Luigi Di Maio, ha dichiarato a

Tgcom24: «Strumental­izzando Spelacchio lo hanno fatto diventare un fenomeno nazionale, piazza Venezia ha avuto un aumento del 10% di turisti, ci sono persone che fanno foto davanti all’abete».

Comunque Spelacchio appare particolar­mente sfortunato. Sembra che il trasporto dalla Val di Fiemme sia stato approssima­tivo, al punto da far perdere sull’autostrada gran parte degli aghi. E che

Le cifre Chiesti chiariment­i al Campidogli­o per i 48 mila euro sborsati Oggi l’addio all’albero

comunque la siccità estiva abbia avuto il suo peso. «Fa più rumore un albero spelacchia­to di una foresta che cresce in silenzio», hanno scritto con un pizzico di rammarico dalla Magnifica Comunità di Fiemme. Nel Mantovano, il suo gemello ha fatto un’ottima figura rimanendo in eccellente salute in piazza Italia a Roverbella. Un terzo fratello dello iellatissi­mo Spelacchio è stato impiantato, sempre dalla Val di Fiemme, nella piazza centrale di Porto Mantovano. E anche qui, nonostante il taglio simile, non ci sono stati problemi: rami rigogliosi e, a Roverbella, eleganti palle natalizie bianche acquistate (quando si dice una comunità compatta) con una tombola cittadina.

Oggi la Spelacchie­de si concluderà. E Roma non sarà mai più la stessa, ebbene sì, ammettiamo­lo.

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Fenomeno web «Spelacchio» viene irriso sulla stampa estera (secondo il Guardian ricorda uno «spazzolone da gabinetto»), poi diventa protagonis­ta dei selfie. Martedì iniziano a smantellar­lo per errore, poi lo stop In centro L’albero di Natale di Roma...
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Il viaggio Il 28 novembre scorso l’abete viene abbattuto in Val di Fiemme (a sinistra) e trasportat­o a Roma per diventare l’albero di Natale della Capitale. Subito criticato per i rami spogli, viene dichiarato morto il 18 dicembre

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