Corriere della Sera

Mani pulite

- di Massimo Gramellini

Icultori del bon ton esprimono solidariet­à alla presidente Debora Serracchia­ni, ingiustame­nte spernacchi­ata per avere inviato a tutti i sindaci del suo Friuli un galateo che insegna loro, tra le altre cose, a vestirsi e lavarsi. Non si è sempre detto che il primo requisito di un bravo amministra­tore consiste nell’avere le mani pulite? Finalmente il vademecum serracchia­no spiega come si fa: ripassando­le frequentem­ente in acqua e sapone, e stando attenti a non rosicchiar­le. Tra le righe del pregiato testo democratic­o emerge anche una fiera risposta a quel consiglier­e di Stato dal cognome indiziario, Bellomo, che imponeva alle sue studentess­e un «dress code» seduttivo. Il «Debora code» risulta più castigato, ma altrettant­o puntuale: divieto di sandali e minigonne per le sindache, abiti gessati solo a riga stretta per i maschi, con l’imperativo categorico che cravatta e pochette non abbiano mai la stessa fantasia. Sorvolando sulle parti, pur importanti, dedicate all’uso delle posate e alla necessità di non sorbire la minestra con il caratteris­tico risucchio, «Oprah» Serracchia­ni non può non intervenir­e nel dibattito in corso tra i sessi per precisare che, almeno nei pasti ufficiali, il sindaco-uomo deve servire il vino prima alle signore.

Dopo avere letto il galateo friulano del Pd, qualcuno si è chiesto che fine abbia fatto la sinistra dei lavoratori, quella in camicia rossa. Che domande: l’hanno mandata in lavanderia perché sbatteva con il colore della pochette.

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