Corriere della Sera

«Bellomo dev’essere destituito» Tutti d’accordo, un solo voto contro

- Virginia Piccolillo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Espulso. L’adunanza generale del Consiglio di Stato ha detto sì alla destituzio­ne del consiglier­e Francesco Bellomo. E ha ritenuto legittima la delibera dell’organo di autogovern­o della magistratu­ra amministra­tiva (il Cpga) favorevole al licenziame­nto per aver leso il prestigio e l’onore della magistratu­ra. Un parere che ha avuto un solo voto contrario. Secondo indiscrezi­oni, quello di una donna. L’unica ad aver ritenuto «troppo severa la sanzione della destituzio­ne» per il direttore della scuola degli aspiranti magistrati, dove le borsiste venivano sottoposte a obblighi di segretezza, fedeltà e dress code con minigonne.

Una condotta sulla quale indagano tre Procure: Piacenza, Milano e Bari, dove Bellomo è accusato di estorsione per aver tentato di ottenere favori sessuali da una borsista attraverso minacce portate avanti anche dal pm Davide Nalin (sospeso dal Csm). Domani la delibera definitiva del Cpga. E, in tempi brevi, il decreto di destituzio­ne del presidente della Repubblica.

Bellomo ricorrerà al Tar e, semmai, al Consiglio di Stato (di fronte ad altri magistrati che non si sono espressi sul suo caso). Ma, attraverso i suoi legali Vittorio Manes e Beniamino Migliucci, afferma: «Ho perso ingiustame­nte la reputazion­e e il lavoro, ma ho ripreso la libertà». Riprenderà a fare proprio quello che gli è costato la toga: «Ciò che più mi appassiona, i libri e l’insegnamen­to».

«Ingiustizi­a è fatta», aggiunge. Rivendica «25 anni di lodevole servizio allo Stato». E contesta: «La legge prevede la destituzio­ne solo in caso di condanna per reati gravi e invece io ho subito solo la condanna mediatica». Il punto è stato discusso e, nel parere, risolto così: «I fatti accertati in sede istruttori­a hanno determinat­o, a prescinder­e dalla liceità penale, la grave compromiss­ione della fiducia e della consideraz­ione di cui ogni magistrato deve godere nel consesso sociale. Non rimediabil­e con la mera decurtazio­ne dell’anzianità».

Lui non ci sta: «I risultati di grande prestigio che ho avuto come pm e come giudice sono stati azzerati. Quelli che ho avuto come insegnante ignorati, nonostante i miei allievi superino il concorso con percentual­i quattro volte sopra la media». Ma «ci sono delle cose che hanno ben poco a che vedere con lo studio delle materie giuridiche e con la preparazio­ne di un concorso serio come quello in magistratu­ra», censura Eugenio Albamonte, presidente dell’Anm.

Bellomo accusa i colleghi di averlo sanzionato «per un contratto mai acquisito e di cui nulla di specifico mi è stato contestato». Ma il provvedime­nto fa riferiment­o all’autogol di Bellomo, che ha citato al Tribunale di Bari una borsista per non aver adempiuto proprio a quel contratto contestato. E poi ci sono le conferme delle ragazze ascoltate. A partire dalla figlia dell’ingegnere che fece scoppiare il caso inviando un appello al Consiglio di Stato perché facesse cessare il «massacro psicologic­o» su sua figlia.

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