«Bellomo dev’essere destituito» Tutti d’accordo, un solo voto contro
Espulso. L’adunanza generale del Consiglio di Stato ha detto sì alla destituzione del consigliere Francesco Bellomo. E ha ritenuto legittima la delibera dell’organo di autogoverno della magistratura amministrativa (il Cpga) favorevole al licenziamento per aver leso il prestigio e l’onore della magistratura. Un parere che ha avuto un solo voto contrario. Secondo indiscrezioni, quello di una donna. L’unica ad aver ritenuto «troppo severa la sanzione della destituzione» per il direttore della scuola degli aspiranti magistrati, dove le borsiste venivano sottoposte a obblighi di segretezza, fedeltà e dress code con minigonne.
Una condotta sulla quale indagano tre Procure: Piacenza, Milano e Bari, dove Bellomo è accusato di estorsione per aver tentato di ottenere favori sessuali da una borsista attraverso minacce portate avanti anche dal pm Davide Nalin (sospeso dal Csm). Domani la delibera definitiva del Cpga. E, in tempi brevi, il decreto di destituzione del presidente della Repubblica.
Bellomo ricorrerà al Tar e, semmai, al Consiglio di Stato (di fronte ad altri magistrati che non si sono espressi sul suo caso). Ma, attraverso i suoi legali Vittorio Manes e Beniamino Migliucci, afferma: «Ho perso ingiustamente la reputazione e il lavoro, ma ho ripreso la libertà». Riprenderà a fare proprio quello che gli è costato la toga: «Ciò che più mi appassiona, i libri e l’insegnamento».
«Ingiustizia è fatta», aggiunge. Rivendica «25 anni di lodevole servizio allo Stato». E contesta: «La legge prevede la destituzione solo in caso di condanna per reati gravi e invece io ho subito solo la condanna mediatica». Il punto è stato discusso e, nel parere, risolto così: «I fatti accertati in sede istruttoria hanno determinato, a prescindere dalla liceità penale, la grave compromissione della fiducia e della considerazione di cui ogni magistrato deve godere nel consesso sociale. Non rimediabile con la mera decurtazione dell’anzianità».
Lui non ci sta: «I risultati di grande prestigio che ho avuto come pm e come giudice sono stati azzerati. Quelli che ho avuto come insegnante ignorati, nonostante i miei allievi superino il concorso con percentuali quattro volte sopra la media». Ma «ci sono delle cose che hanno ben poco a che vedere con lo studio delle materie giuridiche e con la preparazione di un concorso serio come quello in magistratura», censura Eugenio Albamonte, presidente dell’Anm.
Bellomo accusa i colleghi di averlo sanzionato «per un contratto mai acquisito e di cui nulla di specifico mi è stato contestato». Ma il provvedimento fa riferimento all’autogol di Bellomo, che ha citato al Tribunale di Bari una borsista per non aver adempiuto proprio a quel contratto contestato. E poi ci sono le conferme delle ragazze ascoltate. A partire dalla figlia dell’ingegnere che fece scoppiare il caso inviando un appello al Consiglio di Stato perché facesse cessare il «massacro psicologico» su sua figlia.