L’amore di Malvina col siriano Diaa apre il caso dei «falsi minorenni»
Dal velo islamico all’età dei rifugiati: sotto accusa un documentario per ragazzi
«Il problema con lui è che spesso mi spinge in una direzione in cui non voglio andare. Non mi permette di mettere vestiti corti, solo fino al ginocchio». E ancora: «Mi ha detto: puoi immaginare di portare il velo? No, proprio no, ho replicato. Ma mi è rimasta una sensazione spiacevole: mi sono domandata cosa voglia, se sia solo l’inizio». O anche: «Mi ha chiesto se potrei mai diventare musulmana. Anche a questo ho risposto di no. Sono cristiana, come si vede dalla mia catenina. E una femminista».
Dilemmi di una relazione multiculturale, dove lei è una ragazza tedesca, lui il fidanzato musulmano, un rifugiato in fuga dalla Siria. Con un particolare — cruciale — in più: li racconta un documentario per bimbi dai 10 ai 13 anni Malvina, Diaa und die Liebe («Malvina, Diaa e l’amore»), prodotto e trasmesso dal canale della televisione pubblica tedesca dedicato ai più piccoli, Kika. In Germania è diventato un caso: politici di destra e siti anti-musulmani lo accusano di fare propaganda per «islamizzare» il Paese e di veicolare messaggi contrari alla libertà delle donne.
Una polemica scoppiata in ritardo, per altro: il documentario è stato trasmesso il 26 novembre senza che nessuno si lamentasse. Poi l’8 gennaio la redazione di Kika ha corretto l’età del ragazzo nella didascalia sotto il video sul suo sito, un giornalista del tabloid
Bild lo ha twittato ed è montata la protesta. Malvina, la ragazza tedesca, ha infatti 16 anni; il rifugiato siriano Diaa 19 e non 17 come era stato scritto inizialmente. Minorenne lei, quindi, maggiorenne lui. Anzi, peggio: falso minorenne.
La questione è diventata incandescente: pochi giorni, prima, il 27 dicembre, a Kandel vicino Karlsruhe una ragazzina di 15 anni era stata accoltellata a morte dall’ex ragazzo, un profugo afghano. Il giovane ufficialmente avrebbe 15 anni, ma le indagini sull’omicidio lo mettono in dubbio: probabilmente è maggiorenne. A ottobre del 2016 c’era già stato un caso simile: un giovane accolto in Germania perché sosteneva di avere 17 anni e di provenire dall’Afghanistan ha violentato e ucciso una studentessa 19enne a Friburgo. L’uomo ha ammesso di aver mentito sull’età: avrebbe almeno 22 anni, forse addirittura 32. Lo dovranno stabilire i giudici al processo ancora in corso per il delitto.
Molti politici della Cdu, come la presidente del Saarland Annegret Kramp-Karrenbauer, hanno chiesto però analisi mediche sistematiche per stabilire l’età dei minori rifugiati in Germania. L’ordine dei medici tedeschi ha espresso parere contrario, affermando che «esami di questo tipo se non vengono fatti per motivi di salute ledono l’integrità corporea delle pesone». Intanto secondo dati del ministero federale della Famiglia citati dal quotidiano
Die Welt ben il 43% dei 55.890 stranieri che hanno ottenuto lo status di rifugiati in Germania perché minori soli sarebbero in realtà maggiorenni.
Il documentario di Kika tocca così molti nervi scoperti: ai dubbi sulla compatibilità tra la mentalità degli immigrati arabi o musulmani con i valori di libertà delle donne tedesche che aleggiano nel dibattito pubblico dalle aggressioni di Capodanno 2016 a Colonia, si aggiunge il tema dei falsi minorenni. Kika si è scusata per l’errore nell’età, spiegando che Diaa aveva 17 anni quando ha conosciuto Malvina e 19 all’inizio del 2017 quando è stato girato il video. Poi ha aggiunto che la funzione del documentario era proprio «mostrare le differenze culturali nella sfera privata e come affrontarle» e che aveva scelto di raccontare la storia di Malvina per la consapevolezza con cui la ragazza difende «la sua visione del mondo». Il fatto che basti far vedere queste differenze per scatenare reazioni accesissime mostra quanto sia difficile anche solo immaginare di farle convivere.